Trovare il proprio nome
tra i ringraziamenti del catalogo [1] di una mostra di rilevanza nazionale non è affare di tutti i giorni.
È quanto è accaduto
dopo aver collaborato alla realizzazione della mostra progettata e promossa
dalla FDLM Fondazione Don Lorenzo Milani intitolata Il linguaggio
Universale del Silenzio – Don Lorenzo Milani nell’opera di Antonio Di Palma.
Inaugurata i primi giorni di dicembre 2014, rimarrà aperta fino a fine gennaio
2015 presso la cripta della Basilica di San Lorenzo a Firenze.
Il progetto presenta
l’opera dell’artista italo canadese Antonio Di Palma ispirata a don Milani e
alla sua scuola. Un monumentale trittico in legno sapientemente foggiato e
dipinto sul quale Di Palma proietta immagini fotografiche d’epoca della scuola
di Barbiana.
Il lavoro del Di Palma
è introdotto dalla mostra fotografica Barbiana e la sua scuola, a cura
di Sandra Gesualdi e Pamela Giorgi, frutto di un primo riordino dell’archivio
fotografico della Fondazione Don Lorenzo Milani.
La scelta di Di Palma
non è certo casuale: considerato negli anni ottanta uno dei giovani più
promettenti delle nuove avanguardie italiane, lasciò per scelta e dissenso gli
ambienti delle gallerie e delle Biennali per ritirarsi proprio a Barbiana, dove
ha continuato a lavorare in modo indipendente.
Onda Mediterranea . 1990 Antonio Di Palma |
L’opera prende spunto
proprio dal profondo silenzio che trovò don Lorenzo quando giunse su quella
montagna, silenzio che anche l’artista ha imparato a conoscere e sperimentare
in questi oltre venti anni di residenza sul Monti Giovi.
Solo dopo le fatiche,
le emozioni e le soddisfazioni dell’inaugurazione della mostra a Firenze,
sfogliando e leggendo il catalogo della mostra, emergono pensieri e riflessioni
sui luoghi ed i personaggi le cui storie si intrecciano nell’opera di Antonio
Di Palma.
Riflessioni condivise
ed approfondite durante una serata di dicembre nella cucina della canonica di
Barbiana, proprio con i due principali
protagonisti di questa mostra, nonché amici: l’artista Antonio Di Palma e la curatrice
Sandra Gesualdi.
L'ingresso alla scuola di Barbiana 2014 foto di giorgio de luca |
L'ingresso alla cucina della canonica di Barbiana 2014 foto di giorgio de luca |
Come spesso accade,
Antonio non risparmia i racconti pieni di energia sulla sua giovinezza e sulla
sua esperienza artistica partita sotto la cura di grandi critici e storici come
Achille Bonito Oliva e Renato Barilli e poi chiusa repentinamente per
valutazione personale. Il tutto senza rimpianti o pentimenti, aspetto tipico di
chi ha affrontato le proprie scelte, guidato dalla coscienza e dall’etica.
“Ero giovane,
iniziavo ad essere conosciuto, stavo lavorando bene e mi hanno escluso dalla
Biennale di Venezia. Ma mica mi sono fermato. Ho semplicemente deciso di
continuare a fare arte in un altro luogo, lontano da tutto e da tutti. Ho
trovato un casolare quassù a Castello, l’ho acquistato e ristrutturato e qui ho
posto la mia dimora. Tra i boschi ed i campi, sulle pendici del Monte Giovi. A
curare gli animali e la terra. Ma ho continuato a creare, in silenzio.”
Dalle pagine del
catalogo emerge come il racconto della giovinezza di Antonio sia
imprescindibile da quello che sarà il suo percorso umano e professionale. Un
racconto che completa quello del suo esilio auto imposto a Barbiana.
Ai lettori più attenti
che abbiano un minimo di conoscenza delle vicende di don Lorenzo Milani, prete e maestro, ma ancor prima uomo e artista, può colpire pensare ad un parallelo
tra le vite di questi due personaggi.
Entrambi nel momento
della loro ascesa umana e professionale si ritrovarono a Barbiana, esiliati dal
mondo, privati di molte forme di relazione sociale. Un luogo che accompagna
entrambi, in un percorso simile, differente solo per un lasso temporale di
qualche decina d’anni.
Qualcuno potrebbe aver
da ridire su questo parallelo, sull’influenza del luogo per le vicende di
entrambi. Tant’è che sia don Lorenzo Milani, sia Antonio Di Palma si sono ritrovati
a vivere sulle pendici del Monte Giovi. Poche centinaia di metri distanziano la
piccola canonica e chiesa di Barbiana dalla casa studio di Antonio, ma avvolte
entrambe dal silenzio della montagna. Proprio questo silenzio è il fattore
determinante per innescare le riflessioni e le conseguenti azioni di entrambi.
Non sapremo mai se
l'esilio di Antonio Di Palma avrebbe avuto la stessa evoluzione e lo stesso
parallelismo con don Lorenzo Milani anche se fosse avvenuto altrove. Ma a noi
tre (e non solo), che siamo innamorati di questo posto incantevole che è
Barbiana, piace pensare di si.
Rimane comunque curioso
ed interessante il fatto che in questo luogo si siano svolti due esili che si
possono accomunare ma in tempi diversi. Tutto, per così dire, sotto lo stesso
cielo.
Non è difficile
pertanto pensare al fatto che Antonio, immerso in questo luogo significativo,
la cui storia ha imparato ed apprezzato solo dopo il suo arrivo e la conoscenza
di Michele [2],
abbia voluto porgere il suo personale omaggio al più celebre attore di
quell'avventura conosciuta come la scuola di Barbiana.
La scorsa estate
soggiornai alcuni giorni a Barbiana per lavorare sugli archivi fotografici di
mio padre. Un fondo di immagini in bianco e nero su quell'esperienza che lui ha
vissuto in prima persona e che gli è servita poi, nell’incedere futuro, come
guida e fonte di ispirazione per le scelte e azioni.
Trascorrere del
tempo con quelle foto, per ricostruirne la narrazione collaterale, è stato come
ri-conoscere pezzi inconsci di biografia collettiva e personale.
Le foto di quei
piccoli ragazzi così assorti e avidi di studio rivelano percezioni e sentimenti
riconducibili ad una memoria comune.
Quella di
un’attitudine umana che tende a migliorare il proprio stato e il ricordo di una
tensione verso un incessante progredire.
Il lavoro
sull'archivio, messo poi a disposizione della Fondazione DLM per i suoi
progetti didattico-divulgativi ha permesso di accumulare diverse immagini
d'epoca, selezionarle, datarle, ricostruirne la fonte, l'autore e catalogarle.
Da ignoti scatti
relegati ad album privati, son divenute patrimonio messo generosamente a
disposizione della collettività per ampliare la finestra sull'esperienza che fu
la scuola di Barbiana (1956-1968).
Conoscevo da qualche
anno Di Palma.
Frequentava
convivialmente casa di mio padre dietro la chiesa. Nei campi sottostanti tiene
tutt'oggi, allo stato brado, i suoi animali da pascolo.
Nelle pause dal
lavoro agricolo si presentava con qualche rivista d'arte per disquisire sulle
nuove tendenze in voga a Parigi o a New York, spesso rammaricandosi perché
l'arte stava diventando solo business, spesso svuotata di concetti[..].
Capitò un giorno a
casa mentre avevo le foto della scuola e di don Milani distribuite sul tavolo
per catalogarle.
Di Palma ne rimase
visibilmente colpito. Gli preparai un dischetto con una selezione di cinque di
loro.
Quelle foto speciali
attecchirono la sua frenesia creativa e con squisita naturalezza
finirono proiettate sulle tavole cromate.
Un anno dopo nacque
l’opera Il linguaggio universale del silenzio.[3]
Il giovane artista che era fuggito
dalle lobby e dai meccanismi dell’arte è divenuto un uomo, senza perdere la sua
umiltà e la sua semplicità.
“Io lavoro nel bosco e nei campi. E qui le cose funzionano in maniera semplice. E con la stessa autenticità è stata realizzata quest’opera, attraverso l’accostamento di materiali genuini, come il legno di pioppo che messi insieme creano un’opera potente, un omaggio a don Lorenzo. Ma chi lo dice che le cose semplici non possano asserire grandi cose? Cose importanti e profonde.”
È con la stessa apparente semplicità che materiali e tecniche, si sono uniti tra loro in una ricerca concettuale e stilistica sperimentale, spinti dall’esuberante forza creatrice ed innovativa del Di Palma. Un progetto che sintetizza e privilegia sia il processo intellettuale e ideatore dell’artista che il risultato concreto dell’opera.
Un connubio di elementi
che si intrecciano tra loro attraverso un’armonia di colori e luci, raccontando
in maniera meravigliosa una storia, quella della scuola di Barbiana.
Scritto a quattro
mani, da un’idea di Giorgio De Luca
Giorgio De Luca e
Sandra Gesualdi
______________________
Note
[1] Il Linguaggio Universale del silenzio. Don Lorenzo Milani nell’opera di Antonio Di Palma, a cura di Sandra Gesualdi, ed. Noferini, 2014. Testo critico di Renato Barilli
[2] Michele Gesualdi, uno dei primi ragazzi della scuola di Barbiana attualmente Presidente della FDLM Fondazione Don Lorenzo Milani
Nessun commento:
Posta un commento