Da oltre un
anno ho il piacere e l’onore di frequentare con una certa assiduità il
professore, architetto ed amico Franz Falanga, personaggio certamente singolare
e, per così dire, controcorrente e fuori dal coro.
Con lui
passiamo ore ed ore a chiacchierare su svariati temi dal design all’architettura,
dalla scrittura alla comunicazione. Insomma
ci troviamo a disquisire sulla creatività in generale.
Se qualcuno
di voi ha in mente il film i Laureati di Leonardo Pieraccioni c’è una scena, o
meglio alcune battute, che rappresentano a pieno queste nostre disquisizioni. Mi
riferisco alla scena in cui Leonardo parla del professor Antonio Galliano, suo
docente delle superiori con cui è rimasto in contatto. E parlando dei loro
incontri “con lui passo degli
interminabili pomeriggi dove si parla, si parla, si parla, e non s’arriva mai a
nulla.Però insieme si sta bene! E poi chi l’ha detto che si deve sempre
arrivare a qualcosa?”, anche se ad onor del vero io e Franz, di tanto in
tanto, riusciamo ad arrivare a concretizzare le nostre idee.
Un giorno un
po’ per scherzo, un po’ per punzecchiarlo, quasi volessi metterlo davanti ad un
esercizio, gli ho chiesto di descrivermi o rappresentarmi con la tecnica che
lui preferiva e me ne sono andato. Mi sarei aspettato da lui un disegno, magari
accompagnato da un testo e invece ha scelto la scrittura. Uno scritto a mio
avviso divertente, quasi comico, che mi descrive in maniera essenziale e
semplice.
Franz Falanga . 2015 . foto di giorgio de luca |
L’amico e sodale Giorgio De Luca mi ha
chiesto di scrivere la sua descrizione. Mi sono reso conto, subito dopo che lui
era andato via, che mi aveva teso una
trappola, nel senso che prima di dirgli di sì avrei dovuto pensarci su un
attimo, con lui presente peraltro.
Ma lui è andato via, aveva degli impegni
ed eccomi qui con il mio rovello. In primis devo pensare all’incipit, peraltro
sapendo io, che dare un titolo ad un proprio brano e cominciare alla grande, si
fa per dire, con un bell’incipit si è già, apparirà strano ma è così, alla metà
dell’opera.
Per cui gomiti sul tavolo e testa fra le
mani., mi sono messo a pensare finchè non è venuto fuori a salvarmi l’aver
frequentato in lontanissime ere il liceo classico. “Descrizione” mi chiede Giorgio, benissimo, riscrivo
questa parola in altro modo DE – SCRIZIONE.
Orbene chi mastica latinorum sa benissimo che DE significa circa, a proposito, intorno. Di
queste tre definizioni mi ha coinvolto la parola intorno. Scrivere “intorno” a Giorgio De Luca, dunque.
Un’altra pensatina, e senza che me ne
accorgessi, sono diventato una mosca, o, meglio, un moscone, vista la mia età e
la mia stazza. E che ti fa questo moscone? Decide, visto l’argomento, di
“volare intorno” a Giorgio De Luca, cronometrando anche il tempo impiegato, per cominciare ad imbastire un qualsivoglia
teoria.
Il risultato è stato, che l’intero
periplo, alla vita, di Giorgio De Luca è durato esattamente tre secondi e
quattro decimi. Fatto interessante, ma non porta, me moscone, ad alcuna
considerazione al riguardo. Per Giove! Utilizzerò come unità di misura Raoul
Bova! Volo quindi intorno a Raul Bova e
cronometro anche qui i secondi impegnati per il periplo del signor Bova
medesimo: esattamente due secondi e trentatrè decimi. Le conclusioni sono che,
se per il gentilissimo signor Bova ho impiegato un tempo di rotazione inferiore
a quello impiegato intorno a Giorgio De Luca, tutto ciò mi dice che il
summenzionato Giorgio De Luca, mio amico
e sodale, è un filino più cicciottello di Raoul
Bova.
Ma non è finita qui, il periplo delle
persone potrebbe interessare i mosconi, ma essendo io umanoide, non sono mai
stato entusiasmato più di tanto dall’argomento periplo, per cui ridivento io,
franz, architetto. Giorgio è geometra ed mi è venuto di pensare che, mentre io,
architetto detesto cordialmente, ho detto cordialmente, gli ingegneri per ragioni
che de - scriverò in un altro brano, vado invece d’accordissimo con i simpatici
amici geometri. Perché, qualcuno di voi si chiederà?
Per due ragioni semplicissime: innanzi
tutto perché i geometri sanno fare delle cose che noi architetti non sappiamo
fare, secondo di tutto perchè il
mestiere del geometra, insieme ad un altro mestiere facilmente verificabile, è
uno dei più vecchi del mondo. Euclide docet. Il geometra Euclide infatti, dopo
le piene del Nilo, era chiamato dagli agricoltori egiziani perché era il
miglior professionista del momento, capace con i suoi magici calcoli, a
ridefinire i confini e i contorni dei vari poderi, confini e contorni
cancellati dall’ultima piena del sacro Nilo.
Tanto in evasione dell’incarico ricevuto
da Giorgio De Luca, mio amico e sodale. franz falanga
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