Laureato presso la Facoltà
di Architettura Federico II di Napoli, Lucio
Curcio vive e lavora come free lance nella sua città natale, Agropoli, in provincia di Salerno.
L’approccio al design arriva gradualmente, dopo anni
di libera professione durante i quali si è occupato di vari ambiti, dall’urbanistica alla progettazione d’interni.
Per lui il design è un modo di usare e vivere
intimamente il pensiero creativo che lui racconta così: “Il piacere di raccontare una piccola storia disegnando degli oggetti di
uso quotidiano, partendo dall’osservazione delle cose che mi circondano”.
I più attenti ricorderanno di aver già letto nel
blog il nome di Lucio Curcio, quale
disegnatore di pouf e cuscini della fortunata linea Pi’gio per la start up trevigiana Formabilio.
Architettura e design
spesso devono assolvere a due requisiti fondamentali: funzione e forma. Quali
allora i punti di contatto e quali le differenze tra architettura e design?
LC Beh, partirei citando
una frase di Louis Sullivan “form ever follows function”. Nella formulazione di
un problema risiede la sua soluzione. Il punto, penso, sia l’eleganza e la “bellezza”
della soluzione. Per me la bellezza risiede nella capacità di dare una
suggestione, un’emozione all’interno del progetto. Un progetto deve essere
riconoscibile, compiuto. E questo vale sia per il design e sia per
l’architettura.
Nella tua esperienza
personale il design emerge dopo un percorso dedicato all’architettura e
all’urbanistica. Da cosa e da dove nasce la volontà di una nuova forma di
espressione creativa?
LC La voglia di cambiare un
po’ le carte in tavola nasce anche dal mio carattere. Dal volersi confrontare e
sperimentare in qualcosa di nuovo. Urbanistica, architettura e design possono
avere un approccio iniziale pressoché simile, ma poi i termini del problema
cambiano decisamente. Con un oggetto è possibile parlare ad una persona. E
questo mi interessa molto. Con l’architettura, nei suoi vari aspetti, il dialogo
si allarga. L’urbanistica coinvolge il benessere di intere comunità. Il
denominatore comune è l’uomo i cui bisogni e necessità sono in continua
evoluzione. Quando progetto (e non creo.. questa parola mi sembra sempre un po’
abusata) parto sempre da tutto questo. Poi il resto è sempre un po’ anche tutto
quello che uno si porta dentro.
Come nascono i primi
progetti di design?
LC Alcuni per gioco, altri
per lavoro. Nel caso di Pi’gio guardavo una mia amica che aveva indossato come
orecchini i tasti di un vecchio pc, trasformandone la funzione. In quel caso, a
quella forma, ho dato un’altra interpretazione. Pensando a qualcosa che fosse
anche pop e facilmente riconoscibile, come veniva richiesto, ecco venir fuori
il puof. Mi piace pensare alle possibili funzioni della stessa forma. Non
sempre è un percorso lineare.
Quale è il tuo approccio
alla progettazione? E’ lo stesso sia che si tratti di architettura sia che si
tratti di design?
LC Devo dire che con il
design sto imparando a misurare diversamente tutto il percorso progettuale.
Anche se, come dicevo prima, non sempre è una strada tracciata. E sto scoprendo
anche il piacere della collaborazione con altri designers. Imparo strada
facendo, insomma.
Quale è il progetto a
cui sei più legato? Si tratta di architettura o design?
LC Non sono legato ad un
progetto in particolare. Ognuno di essi mi coinvolge in quel momento, con quei
pensieri. Mi sento legato al processo “creativo”. E a veder poi prendere forma
al tutto. Dall’epifania dei pensieri, gli schizzi, all’oggetto finale. Alla
fine c’è sempre un passo in più, o in meno, che avrei voluto fare.
Per il futuro, più
architettura o più design?
LC Per ora direi design. E
poi vedremo.
Grazie Lucio
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