La cosa più interessante della
partecipazione ad eventi ed esposizioni di architettura, design o
arte, è conoscere persone dalla creatività innata e dalle
straordinarie capacità artistiche. A volte questi creativi, architetti,
designer o artisti che siano, hanno qualcosa di più: fanno trasparire la loro
bellezza di persone a tutto tondo, uscendo dal “solo” ruolo di bravi
professionisti.
Questo è quanto è accaduto
conoscendo Nicola Tessari, artigiano vicentino dal percorso quantomeno
insolito, che con passione lavora il legno nel suo studio laboratorio.
Un luogo impregnato da quel magico calore e profumo che solo il legno sa
e può offrire.
gdl Partiamo dal tuo percorso. Gli studi sembravano
portare da tutt’altra parte, così come le tue prime esperienze professionali. E
poi cosa è successo? Cosa ti ha portato a modificare così profondamente, almeno
questa è la sensazione, la tua professione?
NT Ad un certo punto della mia
vita mi accorsi che il mio lavoro non mi dava più tanto, non ero contento e non
vedevo possibilità di ricavarne grandi soddisfazioni.
Aggiungi che le prospettive di un
cambiamento rimanendo nella mia area di competenza, complice la crisi, non
erano così buone.
Per uscire da una tale situazione
ci voleva per forza qualcosa di drastico, cambiare aria era una necessità, mi
sono scervellato per un po', ho mandato curriculum cercando di valutare cose
nuove, ma alla fine sono stato abbastanza fortunato da intravedere nel mio
amore per la lavorazione manuale del legno uno sbocco professionale.
gdl Ritengo che la scelta di
una vita da artigiano sia una scelta forte e coraggiosa, ancor più in questo periodo
storico, dove tutto sembra avanzare in maniera frenetica, dimenticando a volte
conoscenze e saperi apparentemente del passato. Prima di iniziare questa nuova
avventura, avevi già sviluppato dei progetti artigianali, o tutto è nato e
cresciuto dopo aver maturato questa tua scelta?
NT Come ti dicevo il progetto della falegnameria è scaturito
da una passione, ed è stata in assoluto la prima volta per me, a posteriori
direi che tutto è nato e cresciuto assieme a questa scelta.
Mi spiego meglio: non è stato un percorso ne breve ne
improvvisato, all'inizio era un po' come vedere una luce in fondo ad un tunnel,
quindi con la meta in vista il percorso me lo sono dovuto creare passo a passo.
Ad esempio, per diventare consapevole dei miei mezzi e per testarmi dal punto
di vista tecnico, ho rubato parecchio tempo alla famiglia, spendendomi su
oggetti e lavorazioni via via più complesse durante i fine settimana.
È stato un crescendo di studio e di pratica per arrivare
alla sicurezza di potere proporre suppellettili e mobili di buon livello
estetico e di manifattura.
La pura manualità però purtroppo non basta, quindi nel
contempo avevo iniziato anche un'analisi dei costi per il lancio dell'attività.
Dopo avere ragionato su come fare il prodotto e sui relativi costi, ho pensato
anche a come proporlo, ho sviluppato il mio sito internet ben prima di iniziare
a lavorare. La pagina Facebook dello Studio invece è arrivata con
l'ufficialità.
Concludendo, ecco perché dicevo che tutto è cresciuto
assieme alla scelta: alla fine di questo percorso è finalmente maturata la
convinzione di poterci provare, e lasciamelo dire, in tutto questo tempo non
sono mai mancati il supporto e la spinta di mia moglie. Senza di lei niente di
tutto questo sarebbe stato possibile.
Il laboratorio studio di Nicola Tessari
gdl Ho sempre creduto che
lavorare il legno nasca da una determinazione e tenacia non usuale: questo
perché a mio avviso, è uno dei pochi materiali che non plasmi a tuo piacimento,
ma con il quale devi dialogare e scendere a compromessi, per il solo fatto che è
vivo. Ti ritrovi in questa riflessione? La scelta del legno da dove deriva?
NT Mi ritrovo, aggiungerei che
lavorare il legno implica l'intermediazione di utensili nel mio caso
principalmente manuali, il che richiede una serie ulteriore di competenze non direttamente collegate con la materia
legno: lavorare con uno scalpello o una pialla che non siano affilati a regola
d'arte può essere fonte di grande frustrazione.
La scelta? Beh, non è stata una
scelta, è stato piuttosto seguire l'amore per il materiale, come lo spiego un
innamoramento?
Se devo provarci, la prima cosa
che mi viene in mente è la sensazione di meraviglia, tieni in mano un pezzo di
legno, lo annusi, ne intuisci le potenzialità oppure ti fai sorprendere da quel
che ne può uscire. È un rapporto che si rinnova continuamente, che ti stupisce
sempre. Vedi centinaia di volte lo stesso tipo di legno, e c'è sempre qualche
nuovo particolare a colpirti, è un po' come ritornare bambini, bocca spalancata
e occhi sgranati, una sensazione bellissima!
Junglans Regia
gdl Ora raccontaci il segreto
di come si sviluppa una tua opera. Come da un pezzo di legno riesci a scegliere
quale oggetto ne vuoi ricavare. Vista la particolarità del materiale, riesci
sempre a realizzare ciò che hai in mente, o il legno stesso, ti fa modificare
il progetto durante la sua esecuzione?
NT Per gli oggetti l'approccio
non è sempre uguale, è come un dialogo: può essere che “imponga” al materiale
una mia idea, nel qual caso cerco un pezzo che mi consenta di realizzare quello
che ho in testa, comunque non di rado in corso di lavorazione il materiale dice
la sua e mi fa modificare il progetto; può essere invece che mi metta ad
esempio al tornio con un pezzo in origine particolarmente tormentato, e quindi
la forma comincia a nascere una volta sgrezzato il blocco iniziale.
Per i mobili invece parto sempre
da un progetto, ma anche in questo caso il dialogo con il legno è
imprescindibile sia dal punto di vista tecnico, per l'anisotropia del
materiale, sia dal punto di vista estetico: la venatura del legno è un elemento
pesante nel determinare l'aspetto finale di un manufatto, saperla usare è il
vantaggio strategico di un artigiano.
James Krenov parlava con molta
ragione, riguardo alla progettazione, di “composizione” piuttosto che di disegno,
intendendo che il legno con le sue venature può influenzare pesantemente
l'aspetto di un mobile. La valorizzazione del materiale è imprescindibile dal
materiale stesso, non può essere anticipata da un disegno a meno che chi
disegna non scelga il materiale per il pezzo. Ecco che il valore aggiunto al
pezzo dall'artigiano è la maieutica della singolarità, la capacità di lavorare
con la specificità del legno.
Non a caso molti mobili di design
in legno sono costruiti con un materiale piuttosto anonimo, perché non impatti
in modo imprevedibile sulla linea finale.
Gioco sulla fasce - tavolo
Esile - tavolino
gdl Una domanda che spesso
faccio a chi si occupa di design. Forma o funzione? Quale di queste due
caratteristiche vince sull’altra e come si armonizzano tra di loro?
NT Beh, se un oggetto è destinato
ad essere utilizzato, funzione, non ci sono santi. Nella mia idea di
progettazione la forma deve assecondare la funzione senza snaturare l'oggetto,
non amo il design fine a stesso, mi sembra un gioco troppo facile. La vera
sfida è il connubio riuscito tra funzionalità e bellezza, riuscire a cucire un
vestito bello ed elegante ma che si possa portare una volta scesi dalla
passerella.
Come armonizzare forma e funzione
dici? Beh, la risposta a questa domanda è un po' il cardine della mia attività,
se c'è un segreto è il cosiddetto labor limae, il lavoro di affinamento di
un'idea tenendo bene presente che l'obiettivo finale in realtà sono due. È un
processo di approssimazioni successive, si modifica, si adatta e si verifica
ogni passo alla luce di forma e funzione.
Tutta d'un pezzo - cassettiera
Moe/bius #2 e Nejiri arigata - centro tavola
gdl Io e Nicola ci siamo
conosciuti ad un evento veneziano, davanti a un buon bicchiere di vino. Ora
mentre vi salutiamo, se non vi spiace andiamo a brindare ai suoi successi ed
alla sua creatività. Grazie Nicola, salute.
NT Grazie a te, e brindiamo anche
ai bei incontri che questa attività mi consente di fare, salute!
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