martedì 15 dicembre 2020

Fugace visita a Tomba Brion (in restauro)

La giornata è grigia e fredda, ma mi trovo a un km da Tomba Brion e manco da molto. Non posso esimermi da una fugace visita prima di rientrare in ufficio.

E così eccomi dopo pochi minuti a varcare il cancelletto che porta alla parte privata di Tomba Brion che in questo periodo è in ristrutturazione ed ecco subito i segni del cantiere, affiancare la meravigliosa architettura di Carlo Scarpa.

E' un luogo speciale questo, almeno per me, un luogo dove medito e penso in quel silenzio che sembra parlare e consigliare nei momenti più difficili.

Quel silenzio lo si ritrova anche oggi, nonostante il cantiere. Silenzio rotto dalle flebili voci dei restauratori e da qualche delicato rumore delle attrezzature utilizzate.

Il grigio del cielo e l'aria pungenti si sposano ad alcuni scatti rubati in bianco e nero.  



















Altivole, 15 dicembre 2020
giorgio de luca


Link ai post dedicati a Tomba Brion di Carlo Scarpa
http://gdltrace.blogspot.com/search?q=brion

mercoledì 18 novembre 2020

I Folli di Dio di Mario Lancisi

Oggi voglio parlarvi del libro I Folli di Dio di Mario Lancisi (Edizioni San Paolo).

Ci tengo particolarmente perché all'interno si parla molto di una figura a me molto cara Don Lorenzo Milani, che Papa Francesco ha definito come "un credente innamorato della Chiesa, anche se ferito, e un educatore appassionato" e di un luogo, Barbiana dove Don Lorenzo ha vissuto e compiuto la sua opera a favore degli ultimi.

Don Lorenzo Milani non è il solo protagonista di questo testo, a lui si affiancano I Folli di Dio, personaggi del calibro di Giorgio La Pira, padre Balducci, il cardinale Elia Dalla Costa, don Giulio Facibeni e molti altri attori del panorama fiorentino del dopoguerra.

Un appassionato racconto storico e sociale che descrive un periodo dove "Chiesa e società sono attraversate dalla febbre del cambiamento" (cit. autore) in un contesto di ricerca e scontro tra cristianesimo e laicità, tra politica e sociale. 
Un percorso quello che avviene a Firenze "la culla del Rinascimento" che si intreccia con quanto avviene nel resto dell'Italia e del mondo e che segna pagine di storia importanti per l'evoluzione e la trasformazione politica.

Sono le azioni folli dei protagonisti di questi fatti ad essere straordinarie, spinte dall'insegnamento e dall'amore per il Vangelo. Il che li porta ad ottenere grandi consensi e risultati ancora oggi attuali e riconoscibili, ma anche grandi contrasti e contestazioni, che spesso porteranno questi personaggi ad essere messi all'angolo ma mai dimenticati.

Una vita la loro spesa e vissuta con l'unico interesse e scopo di porre attenzione ai poveri, agli ultimi, all'ingiustizia sociale e a una economia giusta.

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Link per l'approfondimento

Scheda del libro sul sito Edizioni San Paolo
https://www.gruppoeditorialesanpaolo.it/area-stampa/2020/i-folli-di-dio-la-pira-balducci-e-gli-anni-dell-isolotto-di-mario-lancisi

Articoli del blog su Don Lorenzo Milani
http://gdltrace.blogspot.com/search?q=milani

sabato 14 novembre 2020

La mia vacanza Covid19

Alla faccia di chi la fa semplice e chi nega.

Ho voluto scrivere questa mia esperienza relativa alla malattia Covid19 nella speranza possa essere di aiuto e riflessione su vari aspetti quali i nostri comportamenti, i nostri atteggiamenti, il lavoro di chi quotidianamente in silenzio lavora contro questa pandemia che ha cambiato le nostre abitudini e le nostre vite.

E così alla fine è arrivato qui, il maledetto Covid19.
In maniera subdola è entrato in ufficio colpendo prima un collega, positivo e con sintomi lievi. E già in quel momento iniziano i pensieri, le preoccupazioni, il pensiero di tenersi controllati, il tampone. 

Poi dopo qualche giorno i sintomi arrivano anche qui, più o meno lievi, subdoli. Febbre, brividi, tosse, naso che cola. E mentre prendi una bella Tachipirina pensi "va beh dai, è poco più di una normale influenza". E via in fila per il primo tampone, l'attesa del risultato, dopo poche ore: positivo. E via la verifica con il secondo, il molecolare, di nuovo positivo.

Nel frattempo ti isoli in una stanza, tutto il giorno a letto perché altro non puoi fare. Ti salva qualche messaggio sul telefono e qualche video sul computer perché il tempo non passa mai. Fuori anche la tua famiglia è in quarantena con tutte le difficoltà del caso. Mangiare separati, rifiuti separati, igienizzare ogni volta che si va in bagno, insomma non proprio una passeggiata per chi come noi vive in un normalissimo appartamento.
Nel frattempo ti senti con gli altri colleghi manifestano sintomi, verificano con il tampone, isolano le famiglie. Ci si tiene costantemente aggiornati perché la cosa ha coinvolto tutti noi ma anche le nostre famiglie.

I giorni seguenti la situazione fisica migliora, la febbre cala, e pensi "oramai ne siamo fuori, visto?".
Così riposi, riprendi energie, inizia a fare qualcosina. 
Poi la febbre torna, sale, rimane e diventa persistente. Anche la tosse diventa più presente e il respiro vagamente più difficile. E la situazione piano piano, in maniera quasi impercettibile, nonostante i farmaci peggiora, ma quasi non te ne accorgi. Fino a quando dopo una settimana dai primi sintomi, il respiro diventa più affannoso e allora con il medico decidi che forse è il caso di approfondire e fare un controllo al pronto soccorso di Montebelluna. 

Arrivi e subito vieni messo in isolamento e bombardato di mille domande, test e analisi per verificare il tutto. E alla fine dopo un po' di ore la diagnosi: insufficienza respiratoria in paziente Covid positivo SARS-coronavirus associato. La dottoressa del pronto soccorso lo annuncia, "Giorgio non vediamo nulla di grave ma hai bisogno di ossigeno, non tanto. Ti dobbiamo ricoverare ma qui siamo pieni e non abbiamo più posti letto, quindi ti trasferiamo a Vittorio Veneto".

Poco dopo il trasferimento in ambulanza a sirene spiegate per evitare il traffico e le strutture hanno la necessità di accelerare i tempi visto che i trasporti saranno numerosi. L'operatore che ci accompagna è un compaesano e questo rende il viaggio meno pesante, si chiacchiera e ci si distrae. 
Alla fine arriviamo all'Ospedale di Vittorio Veneto ed entro nel reparto di medicina dove ci sono, fortunatamente, i casi meno gravi. Da qui parte la somministrazione dell'ossigeno, una nuova serie di esami e accertamenti.
Dalla notte la respirazione diventa più difficoltosa, la febbre si fa sentire, i brividi fanno vibrare il corpo ed il letto. Il giorno dopo la situazione piano piano peggiora, aumentano la somministrazione di ossigeno, raggi e TAC per verificare la situazione. E arriva persino il momento dove gli occhialini dell'ossigeno ne forniscono molto, impossibile non respirare. Eppure la sensazione è quella di non riuscire a trovare più il ritmo del respiro, l'aria non entra nei polmoni, non scende, e sembra di soffocare di non fare più un atto naturale e involontario quale il respiro. Pochi metri per andare in bagno diventano uno sforzo da maratoneta.

E alla fine arriva un medico "Giorgio ho visto la tua TAC e preferiamo portarti sopra in pneumologia per seguirti meglio. Così se hai bisogno di ossigeno in maniera diversa riusciamo a essere pronti". E così entri in terapia semi intensiva.

Qui cambiano strategia, l'ossigeno aumenta e di molto e rimane la stessa sensazione di non saper più respirare, di non riuscire ad avere aria. Il monitor controlla ogni momento il corpo e tutti i parametri essenziali. Non puoi alzarti dal letto perché la saturazione è bassa e non è conveniente. Nel frattempo un bombardamento di farmaci tiene sotto controllo i sintomi e la febbre.

Il tempo diventa interminabile, a guardare il soffitto. Tantissimi scrivono per sapere le condizioni, ma il morale è basso e a tratti la paura si fa sentire e nonostante l'affetto percepito la voglia di rispondere non c'è. Anche la compagnia in stanza è piacevole ma la voglia davvero poca e si fa fatica persino a parlare. 
E passa qualche giorno, ognuno uguale all'altro. Sdraiato in un letto di ospedale senza mai alzarti, nemmeno per lavarsi e nemmeno per fare i propri bisogni. Mettersi seduto per i pasti diventa un'azione quasi impossibile.

Dopo qualche giorno finalmente si inizia a migliorare ma l'ossigeno è onnipresente i farmaci non calano, e capisci che la strada è quella giusta ma sarà ancora lunga. Però ogni giorno un pochino migliora, l'aria sembra ritrovare la strada nei polmoni, il respiro sembra tornare lentamente alla normalità. E allora anche i pensieri e le paure iniziano a distendersi e farsi meno pressanti. Si inizia anche a chiacchierare con il compagno di stanza che oramai è in via di guarigione, con le infermieri e i medici, angeli custodi della nostra salute. E tra le chiacchiere scattano anche conoscenze in comune, e scopri come è piccolo il mondo e torna anche la consueta voglia di ridere e scherzare. 

Dopo una settimana il primo compagno viene dimesso e arriva un nuovo compagno. Nel frattempo l'ossigeno è aumentato ulteriormente, e qualche sintomo si fa ancora sentire, mentre altri iniziano ad affievolirsi, tipo la febbre. Piano piano i giorni seguenti iniziano a diminuire l'ossigeno perché siamo sulla buona strada e a poco a poco anche il monitor viene spento perché non c'è più l'esigenza di verificare i parametri in maniera costante.
Piano piano anche il respiro migliora, la voce torna, la voglia di parlare non manca, anche l'appetito si fa risentire. E allora è il momento di incoraggiare anche il nuovo compagno di stanza, di interagire con le infermiere. 
Le azioni normali della quotidianità che sembravano essere diventate impossibili piano piano iniziano a tornare possibili: mangiare, mettersi in piedi nonostante il tono muscolare sia diminuito vistosamente, lavarsi autonomamente, raggiungere il bagno.

E giorno dopo giorno, senti le forze tornare e riprendersi il loro spazio anche se la stanchezza è davvero molta e serve riposare e non esagerare. E alla fine arriva, il momento in cui ti dicono "Giorgio oggi proviamo a togliere l'ossigeno" e inizi a respirare l'aria dell'ambiente e l'aria torna a riempire i polmoni, il respiro sembra sempre più normale. Da quel momento è il momento della rinascita, ogni momento sembra migliorare qualcosa e ti sembra di uscire da quell'incubo che ha infuso così tanta paura alla tua mente e al tuo corpo mandandolo in completa confusione. La situazione migliora nettamente giorno dopo giorno, e si avvicina il momento di uscire dopo tutti gli esami di routine e qualche accertamento che i medici hanno voluto esaminare. Manca l'ultimo passaggio il tampone che ci fa attendere ancora qualche giorno: negativo. Per la situazione a casa, gli spazi limitati, la presenza della famiglia negativa e di una bimba, i medici preferiscono una qualche garanzia in più e si decide di effettuare un secondo tampone e i tempi si allungano ancora un po'. Una giornata interminabile di attesa e alla fine arriva l'esito: negativo. E allora le dimissioni paventate già da qualche giorno diventano realtà. Si rientra a casa. Agli affetti e al calore familiare che mancava oramai da tre lunghissime settimane. 
Ci sarà una cura da seguire per settimane e c'è ancora davvero tanta stanchezza, ma oramai ne siamo fuori. Ora ci dedicheremo del tempo per un po' di relax e per il recupero.

L'esperienza Covid19 volge al termine dopo tre intere settimane, due delle quali passate in ospedale.
Sembrerà strano ma a questo Covid19 devo dire GRAZIE, nonostante l'esperienza dura e difficile. 

GRAZIE alle centinaia di persone che si sono fatte sentire con i pensieri, con i messaggi, con le preghiere e che mi hanno dimostrato nel momento del bisogno un affetto smisurato.

GRAZIE ai medici, agli infermieri alle OSS e a tutto il personale dei reparti di medicina e pneumologia dell'Ospedale di Vittorio Veneto (e con loro tutti quelli d'Italia) per l'amore la dedizione, spirito di servizio con cui lavorano e assistono i pazienti. Un lavorio costante e continuo che va ben oltre i meri obblighi professionali.

GRAZIE alla possibilità di avere tempo e silenzio che mi hanno permesso di fare bilanci, riflessioni, pensieri e avere prospettive nuove per il futuro e per nuovi progetti.

Grazie Covid19, ma ora vedi di toglierti dai piedi...

E fate attenzione, non succede sempre e solo agli altri, purtroppo! 

Giorgio De Luca

giovedì 14 maggio 2020

Scatti rubati, pezzi di memoria... Architetture vacanziere

In tempo di Covid-19 si trova il tempo anche per sistemare fotografie e pensieri. 


Scatti rubati, pezzi di memoria... 


Architetture emiliane estate 2019







 

 

 

 

 







 









 


 

 

 

 

 











Trento settembre 2019









Caorle (VE) novembre 2019

















gdl