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martedì 6 giugno 2017

Biotopo: un bagno salutare in acqua cristallina, pura come in natura.

Fin dai tempi antichi l’acqua è stata usata come strumento di purificazione e rilassamento. Ancora oggi si susseguono ricerche e studi che dimostrano e confermano che l’acqua ha un grande potere defaticante, riposante e rilassante, potere di gran lunga superiore ad ogni altra forma.

Oggi vorrei parlare di un particolare tipologia di piscina, completamente differente come concezione dalle classiche, una piscina sostenibile attenta alle esigenze dell’ambiente in cui viene inserita: il biotopo.

Il famoso biotopo progettato dall'architetto G. W.  Reinberg

I biotopi o biopiscine, chiamati anche laghetti o piscine naturali, si basano proprio sul fatto di sfruttare le caratteristiche dell’acqua così come si trovano in natura ispirandosi ai processi di purificazione che avvengono nei laghi naturali: forme armoniose, ricircolo dell'acqua, presenza di piante palustri e acquatiche adatte per la zona di rigenerazione, garantiscono la limpidezza dell'acqua e un risultato armonioso, sia dal punto di vista funzionale che da quello estetico.


E’ possibile infatti realizzare biopiscine dalle differenti caratteristiche estetiche grazie all'abbinamento di diversi materiali, per rispondere alle esigenze e alle preferenze di ognuno.


Il rumore ed il mormorio dell’acqua, il colore verdastro delle acque profonde, i riflessi delle superfici contraddistinguono questa tipologia di piscina estremamente sostenibile in grado di trasmettere sensazioni rilassanti e piacevoli, offrendo la possibilità di vivere una piscina a diretto contatto con la natura, garantendo comodità ed pulizia.




Buon bagno nella natura!

domenica 1 maggio 2016

Ode al legno di Pablo Neruda

Pablo Neruda è considerato uno dei più grandi poeti latino americani del XX secolo, premio Nobel per la letteratura nel 1971. Ha dedicato molte delle sue opere alle cose che amava, cose semplici, cose quotidiane.


Oggi gironzolando in cerca di alcune informazioni in merito a diversi materiali da utilizzare in un progetto, mi sono casualmente imbattuto in quella che è una delle maggiori opere di neruda e cioè il il ciclo Odi elementari, pubblicato nel 1954 che contiene una poesia a me particolarmente cara perché dedicata ad un materiale naturale che amo particolarmente: il legno.

Con la stessa semplicità di questo grande poeta oggi voglio omaggiarlo riproponendo una parte della sua Ode al legno.



Ode al legno

Di quanto conosco

e riconosco

fra tutte le cose

è il legno

il mio migliore amico.

Lo porto per il mondo

nel mio corpo, nei miei vestiti,

l’aroma della segheria

odore di tavola rossa.

……

Ti conosco, ti amo,

ti vidi nascere, legno.

Per questo

se ti tocco

mi rispondi

come un corpo amato,

mi mostri

i tuoi occhi e le tue fibre,

i tuoi nodi, i tuoi nei,

le tue venature

come immobili fiumi.

……

Come un violino s’innalza

il canto o il lamento

della montagna nel bosco,

e così nasce e comincia,

il legno

a percorrere il mondo

fino ad esser costruttore silenzioso

tagliato e perforato dal ferro,

fino a soffrire e a proteggere

costruendo l’abitazione

dove ogni giorno

si incontreranno l’uomo, la donna

e la vita.

lunedì 11 aprile 2016

Uno sguardo alla passata edizione, alla vigilia del Salone e Fuori Salone a Milano

Alla vigilia della nuova edizione del Salone del Mobile e del Fuori Salone a Milano, ricordiamo quanto è successo la scorsa edizione, chiusa con un totale di oltre trecentomila visitatori, confermando l’importanza a livello nazionale ed internazionale di uno dei principali eventi dedicati al design e all’arredamento.

Questi dati confermano l’importanza e l’attrattiva di una manifestazione che è capace di esprimere il meglio dell’arredo italiano e internazionale – afferma Roberto Snaidero, Presidente del Salone del Mobile. Le aziende sono molto soddisfatte della qualità delle presenze e dei concreti risultati di business raggiunti in questi sei giorni di fiera, frutto di un impegno e di una dedizione in grado di affrontare e superare con successo la difficile situazione economica degli ultimi anni. Il Salone diventa, quindi, il primo segnale di una ripresa annunciata”.

 

Ecco alcune sensazioni, quasi degli appunti un po’ alla rinfusa della passata edizione... in attesa che si alzi il sipario su Milano e sulla settimana dedicata al design.

La presenza di molti giovani designer, oltre settecento gli under 35 che hanno partecipato al Salone Satellite, ha regalato idee fresche ed originali.
In generale si è notato un deciso incremento di attenzione verso la sostenibilità e l’eco design, forse sulla spinta dell'allora imminente apertura dell’Expo Milano 2015.
Alle presenze giovani si aggiunge la presenza di storici marchi leader per la propria qualità e le linee dei propri prodotti, accompagnati da progetti, allestimenti e installazioni realizzati dai più importanti ed apprezzati designer sulla scena internazionale.


Su tutte le cose viste ci piace segnalare l’incredibile pianoforte realizzato dal Peugeot Design Lab in collaborazione con il costruttore Pleyel. Si può tranquillamente definire il pianoforte più avanzato al mondo per il design

Come sempre molti gli eventi grandi e piccoli hanno animato una Milano sempre più coinvolta nel mondo del design. 

 

Non possiamo non citare la maxi-installazione di Michele De Lucchi “La Passeggiata” e “IN ITALY” a cura dell’architetto Dario Curatolo. Altro grande successo è risultato “FAVILLA. Ogni luce una voce”, l’installazione-evento progettata da Attilio Stocchi, oltre al sostegno del Salone del Mobile alla mostra “Leonardo da Vinci 1452-1519. Il disegno del mondo”, inaugurata il 16 aprile e che ha rappresentato la più grande esposizione mai realizzata in Italia sul genio Leonardo da Vinci.

Al termine della precedente Design Week le luci su Milano non si sono spente ma solo attenuate, per riaccendersi dopo pochi giorni sull’Expo.

A questo punto non resta che augurare buon Salone (e Fuori Salone) a tutti.


sabato 19 marzo 2016

SPAZIOCASA 2016 a Vicenza: tra sostenibilità e design

Nello spazio espositivo vicentino in questi giorni è di scena SPAZIOCASA, un appuntamento che mette al centro dell'attenzione la CASA, passando dal comfort alla sostenibilità, dall'arredamento al design.




Tra i numerosi stand di alto livello e qualità, spiccano due aree di particolare interesse, che già dalla scorsa edizione stanno riscuotendo un notevole successo.

La prima è quella denominata area Comfort dedicata all’edilizia sostenibile grazie all'impegno e alla partecipazione dell’Agenzia CasaClima di Bolzano del CasaClima Network Vicenza – Bassano, istituzioni che hanno selezionato e coordinato espositori ed eventi al fine di offrire al pubblico informazioni e soluzioni attuali ed innovative per pensare in maniera diversa il patrimonio edilizio esistente e futuro.
Un luogo privilegiato per riflettere e confrontarsi sui temi del risparmio e dell'efficienza energetica, sostenibilità e comfort abitativo.

La seconda area degna di particolare nota è quella dedicata alla collaborazione e partnership con ISAI – Istituto Superiore d’Architettura di Interni “Pier Giacomo Castiglioni”, dove trova spazio il progetto Design Research sotto la direzione artistica di Ivano Vianello
Il concept è articolato nell'esposizione di oggetti ed opere di sette importanti studi di designer italiani quali: Massimo Barbierato, Clique Editions, Gaetano Di Gregorio, Gumdesign, Kanz architetti, Ivdesign, Zp Studio, e la mostra degli sgabelli progettati dagli allievi ISAI



E' proprio in quest'area che ho trascorso la maggior parte della mia visita a questa manifestazione.

E' stata l'occasione per poter assistere ad un intervento di Horge Perez sul tema Comunicare un progetto nel 21° secolo.


Una visione innovativa della comunicazione del design e del progetto in genere, che rimette al centro l'uomo nella sua funzione di utente finale dell'oggetto o del progetto che si va a presentare.
L'obiettivo finale è quello di presentare oggetti che non sono opere d'arte ma cose che hanno una funzione ed un utilizzo.
Secondo Horge Perez la comunicazione del progetto richiede oltre ad una estrema velocità e versatilità per rimanere al passo delle richieste e delle esigenze del committente, una grande multidisciplinarietà per poter avere una comunicazione completa ed efficace: dalla progettazione alla presentazione, dalla visualizzazione alla pubblicazione, dall'aspetto economico alla divulgazione in eventi e media.
Un lavoro che solo un team di differenti professionisti ed affiatato può affrontare con successo.




A seguire un secondo incontro con i GUMDESIGN (www.gumdesign.it).
Gabriele e Laura sono due creativi, architetto lui, designer e grafica lei, una coppia nel lavoro e nella vita. 


La presentazione e la descrizione di alcuni dei loro oggetti e opere, si è trasformata in un vero e proprio racconto del loro percorso creativo e progettuale, animato da una grande passione ma anche da una forte componente emozionale. 
Forse è proprio il loro particolare legame, professionale ed affettivo che aggiunge questo tocco particolare al loro lavoro.


giovedì 19 novembre 2015

Expo dopo Expo. Quale futuro per quest'area?

A qualche settimana dalla chiusura dell'Esposizione Universale di Milano, riprendo una riflessione legata scaturita dopo la mia visita di agosto all'Expo, considerazioni non tanto legate ai contenuti, ma alla sua dislocazione e al suo futuro da un punto di vista architettonico ed urbanistico. 



Soprassiedo sul fatto che un evento di tale portata possa essere considerato facilmente “la sagra delle buone intenzioni”, un luogo cioè dove i contenuti ed i temi esposti siano ridondanti attraversando i vari padiglioni. Ma questo credo faccia parte del gioco, specie per un’Esposizione Internazionale che ha un tema specifico.
Quanto sopra esposto risulta però avere una certa rilevanza, se quanto accade per la realizzazione (prima, durante e dopo) sia incoerente ed in contrasto con le tematiche proposte, molto legate al concetto più ampio di sostenibilità
La prima riflessione mi porta a fare un salto nel passato: la scelta dell’area. Perché si è pensato alla realizzazione di una nuova area, senza pensare ad esempio, di usare gli stessi investimenti per migliorare le infrastrutture circostanti e rimodernare l’area della Fiera di Rho, in maniera da ottenere un vantaggio fruibile anche per il futuro? Vista anche la vicinanza logistica era proprio necessaria la realizzazione di questa mastodontica nuova area? Inoltre volendo fare un salto al presente, per quanto ho potuto vedere esistono diverse opere ed infrastrutture affini, non ancora del tutto completate.


La domanda/riflessione successiva quindi sorge spontanea. Quale futuro per l’immensa area Expo? Non ho seguito in maniera particolare e diretta la cosa, ma ricordo lo stato di quell’area in quanto zona di passaggio fin da piccolo per raggiungere i parenti. Si trattava di un’area verde, ora completamente urbanizzata per un evento che durerà alcuni mesi. E poi? Questa immensa area troverà un reale utilizzo o rimarrà una cattedrale nel deserto a ricordo di un grande evento? Ho sentito di varie proposte sul futuro dell’area: un nuovo stadio, una cittadella universitaria, ma quali reali prospettive si stanno aprendo e delineando?

Ho avuto il piacere nel tempo di discutere di questi temi con vari esperti del settore, tra cui Antonio Angelillo, direttore del Master in Architettura del Paesaggio Barcellona Milano e ACMA Centro Italiano di Architettura
Sulla questione Expo si scateneranno nei prossimi mesi molti soggetti interessati ad appropriarsi paternità di idee sul futuro dell’area.

La verità è che quell’area, Expo o non Expo doveva essere un affare immobiliare.  Qualcuno ha preso ora la patata bollente in mano. Verosimilmente quell’area verrà acquisita dalle Banche che procederanno allo smembramento. Fisicamente potrà rimanere lì, in quel modo, per altri vent’anni. Comunque di questo ne parleremo nella pubblicazione che stiamo completando e pubblicando su paesaggio.it, con raccolta di diverse opinioni.
Ti ringrazio molto per i tuoi pensieri. A presto.
Antonio
La pubblicazione Expo dopo Expo pubblicato
a cura del Master Architettura Paesaggio 

Questo suo intervento di fine settembre 2015 va certamente integrato alla luce di alcuni sviluppi sull'argomento. Ecco cosa ci dice oggi Antonio.
La novità è che lo Stato è subentrato con un nuovo progetto per coprire i costi iniziali dell'Expo, quello dell'acquisizione delle aree oltre che allo smantellamento delle strutture.

Quello di Antonio Angelillo è solo uno dei numerosi interventi riguardanti gli sviluppi futuri dell'area Expo a Milano.E' infatti disponibile oramai una vasta gamma di riflessioni ed approfondimenti sul tema Expo dopo Expo.

Non ci resta che rimanere in attesa di quelli che saranno gli sviluppi reali attorno ad un'area che ha ospitato, nel bene e nel male, un evento di importanza e rilevanza internazionale quale è stato l'Expo 2015 di Milano.

Un doveroso e particolare ringraziamento va ad Antonio Angelillo (www.antonioangelillo.itper l'impegno profuso su tale tematica e per la sua generosa disponibilità.



Alcuni link per l'approfondimento



giovedì 2 luglio 2015

Per fare un tavolo ci vuole il legno…

 
  
Tempo, natura e pazienza. 

Queste sono le parole chiave del lavoro di Gavin Munro, un designer inglese che ha avuto la brillante idea di coltivare mobili. Si avete letto bene, coltivare.


I suoi prodotti di eco design infatti non sono prodotti da una fabbrica ma sbocciano e crescono in un campo di circa un ettaro in Inghilterra. Munro applica alcune tecniche che ha studiato per alcuni anni alle piante riuscendo a far crescere alberi che prendono la forma di mobili di design ecologico, ricavandone sedie, tavoli e lampade. Il tutto senza l’utilizzo di apparecchiature elettriche e quindi con un processo produttivo ad energia zero. 


Grazie all’applicazione di particolari supporti, innesti e stampi da lui studiati e realizzati, il designer inglese segue la crescita di differenti specie di piante riuscendo a dare a tronchi e rami la forma da lui desiderata. 
Ogni albero, crescendo, si trasforma in un oggetto unico nel suo genere, a metà tra il mobile di design e l’opera d’arte.


Vi ricordate la canzoncina che tutti abbiamo cantato da bambini “per fare un albero, ci vuole il legno…”, beh Munro l’ha trasformata in realtà!

lunedì 12 gennaio 2015

vegetazione abusiva

Passeggiando spensierati per sentieri isolati ed immersi nella natura, capita di imbattersi in strane forme di vegetazione abusiva
Segni del passaggio dell'uomo.
Segni dell'eterna lotta tra natura e uomo.


vegetazione abusiva nel greto del Piave
2014 . foto di giorgio de luca
vegetazione abusiva nel greto del Piave
2014 . foto di giorgio de luca
vegetazione abusiva nel greto del Piave
2014 . foto di giorgio de luca

venerdì 28 novembre 2014

Non ci rimaneva che trovare un terreno fertile ... Natural Recall

Girovagando tra i campi e le calli veneziane non è così insolito imbattersi in piccoli o grandi giardini verdi, pubblici o privati, che si alternano, contrastandole, con le grigie lastre di trachite utilizzate per la pavimentazione della città.
Tra i tanti e più famosi giardini pubblici veneziani spiccano i Giardini della Biennale a pochi passi dai quali si trova una elegante e raffinata struttura liberty: la Serra dei Giardini.

La Serra dei Giardini a Venezia

È qui che il 22 novembre si sono dati appuntamento poeti visivi, artisti e graphic designer da tutto il mondo per l’inaugurazione di Natural Recall, le affinità elettive tra l'uomo e la natura. La mostra mira a raccontare, attraverso quarantadue opere grafiche e creative, il legame che unisce l'universo umano alle piante, agli alberi, ai fiori.
Il percorso espositivo nasce dalla selezione di opere pervenute al contest di comunicazione internazionale ideato dallo studio di comunicazione co.me con sede a Treviso e da Gtower, studio di progettazione visiva di Milano.
Ho avuto il piacere di essere presente all’inaugurazione e di ritrovare numerosi conoscenti ed amici. Tra un respiro e l’altro c’è stata la possibilità di fare quattro chiacchiere completamente verdi con Giulia Comba e Stefano Meneghetti dello studio co.me.


gdl Quando è stato piantato il seme di questa idea? Come è stata coltivata fino a diventare Natural Recall?
NR In realtà questo seme c’è sempre stato. Non ci rimaneva che trovare un terreno fertile coinvolgendo persone che avessero lo stesso desiderio di farlo crescere. Il tutto è iniziato casualmente con una telefonata e la Natura ha fatto il suo corso.

gdl I pastelli ed i pennelli per disegnare e colorare sono fatti di legno, la carta fatta con la cellulosa ma non credo si tratti solo questo… Quale è la relazione tra natura e arte allora?
NR È intrinseca la relazione tra natura e arte. Noi stessi siamo natura. Per capirlo la miglior cosa è andare a vedere la mostra ed immergersi nell'atmosfera di stretta relazione che si è creata tra le opere grafiche, la bellissima struttura della serra e le piante che la abitano.

Jerry Takigawa - Senza nome - Usa


gdl Natural Recall non è solo una mostra, ma un messaggio che vuole volare come polline che si diffonde nell’aria. Ce ne vuoi parlare?
NR Quello che ha fatto nascere questo progetto è il desiderio e la voglia di condividere la consapevolezza che il regno vegetale ha bisogno di essere riconosciuto, rispettato, tutelato.

gdl Quali saranno i nuovi semi da piantare in futuro?
NR Vorremmo portare in giro per il mondo la mostra e vorremmo far si che Natural Recall diventasse cassa di risonanza e spunto creativo per tutte quelle realtà sensibili al tema. (scuole, orti botanici, musicisti, associazioni e singoli individui …). 


Anna Pirolli - You'll see - Italy

gdl Una mostra viva, una mostra che respira anche grazie al sito naturalrecall.org. Cosa si può fare e trovare in questo sottobosco artistico? 
NR Il sito naturalrecall.org da la possibilità alle persone sensibili al tema di esprimere la propria affinità elettiva con una determinata pianta ed in generale con la natura, attraverso un testo e delle immagini. Colgo l’occasione per invitare chi ci sta leggendo a partecipare al progetto scrivendo un contributo che racconti il proprio incontro con la natura, con un albero, con una pianta, con un fiore.

gdl Grazie mille a te e a tutti gli altri seminatori. Ci rivediamo a Venezia fino al 28 dicembre, alla Serra dei Giardini, sotto quell’albero lì…

















giovedì 9 ottobre 2014

AreaNova, la chiave della sostenibilità

AreaNova. È questo il nome dello studio di architettura genovese che tre giovani architetti emergenti hanno fondato nel 2010. Si tratta di Marco Di Crescenzo, Beatrice Traspedini e Ludovico Milesi.

Marco, Beatrice e Ludovico dello studio AreaNova

Attività, seminari, pubblicazioni e lavori in ambito nazionale ed internazionale caratterizzano il curriculum di questo studio che resta allo stesso tempo molto radicato nella realtà territoriale genovese e ligure.
L’attività progettuale dello studio si fonda sul rispetto dei contesti naturali e urbani attraverso la sostenibilità ambientale, la contemporaneità dell’opera, l’attenzione al cliente.
La mia amicizia di lunga data con Marco Di Crescenzo è stata il motore del nostro incontro in occasione della loro visita alla Biennale di Architettura di Venezia.

gdl Negli ultimi anni e non solo, si parla della fuga dei giovani talenti italiani all'estero e delle opportunità che qui trovano. Voi avete vissuto importanti esperienze in varie città europee. Quale è stato il richiamo che vi ha fatto rientrare in Italia?
AN A un certo punto della nostra storia abbiamo fatto alcune valutazioni e soppesato pro e contro. Alla fine crediamo che in Italia ci siano delle cose che sono assenti in altri Paesi: prima di tutto un senso della storia, del territorio e del passato che sono di grande stimolo culturale, sia nella vita di tutti i giorni sia nel nostro lavoro. Certo siamo ben consapevoli delle difficoltà e scontiamo un momento difficilissimo dal punto di vista economico, tuttavia, forti delle basi di cui parlavamo, crediamo di poter portare avanti un discorso professionale ricco di stimoli.

gdl A vostro avviso quali sono gli spazi in cui un giovane si può muovere nel nostro paese, specie in un ambito creativo quale può essere l’architettura?
AN In un mercato contratto come il nostro è difficile esercitarsi in incarichi di un certo rilievo. Tuttavia proprio negli incarichi di scala minore, architettura degli interni, arredamento e design dell’oggetto, ci sono delle occasioni di lavoro interessantissime in cui quello che conta è il valore aggiunto dato da una buona progettazione. Si sa che il buon progettista si vede nelle piccole cose e che “Dio abita nel dettaglio”, come diceva Mies van der Rohe.

gdl In tempi come questi, tempi dove si tende all'individualismo per non dire all'egoismo, credo sia invece importante tornare a fare rete, a restare in costante contatto con altre figure e realtà professionali. Credo sia quello che è capitato anche a voi con lo studio AreaNova. Come è avvenuto il vostro incontro e l'idea di lavorare insieme?
AN Ci siamo conosciuti al tempo degli studi universitari alla Facoltà di Architettura di Genova. Dopo la laurea abbiamo seguito differenti percorsi di specializzazione in luoghi diversi, Marco e Beatrice a Berlino, Ludovico a Milano e Torino, ma alla fine ci siamo ritrovati attorno a un tavolo e a un progetto comune che riparte da Genova. Lo studio inoltre si avvale di consulenti esterni specializzati nei diversi ambiti di intervento in edilizia, con cui lavoriamo quotidianamente. 


 
Interni di un appartamento privato a Chiavari GE

Le fotografie fanno parte della mostra ARCHITETTURA DA VIVERE, 
un’esposizione di alcuni scatti del fotografo genovese Jacopo Baccani, 
nei quali sono ritratte alcune recenti realizzazioni dello studio AreaNova


gdl Come convivono nel vostro studio le peculiarità, le unicità, le competenze di ogni singolo componente?
AN Il nostro studio lavora come una rete formata da diversi fili che insieme formano un dispositivo funzionale. Ognuno di noi ha una sua specializzazione e un suo ambito di interesse, che sviluppiamo in gruppo confrontandoci e suddividendo le fasi di lavoro in base alle proprie competenze. La nostra forza è proprio quella di lavorare insieme e unire le diverse peculiarità, in modo da offrire un progetto di qualità sotto tutti i punti di vista. 

gdl Per un pittore esiste il blocco del foglio bianco. E voi come affrontate un nuovo progetto?
AN Ogni nuovo incarico è sempre diverso dal precedente quindi non esiste un unico modo di comportarsi. Non cambia solo l’oggetto della progettazione, ma anche il contesto, naturale o urbano, in cui si colloca volta per volta l’azione. Se dobbiamo indicare però un filo conduttore alla nostra professione, è sicuramente l’ascolto delle esigenze e desideri del committente, che è la parte più stimolante e in cui il nostro lavoro fa la differenza. L’ambiente che progettiamo è frutto di un periodo di conoscenza durante il quale interpretiamo e rielaboriamo le esigenze del committente tramutando i suoi sogni nel linguaggio concreto dell’architettura.

gdl Avete fatto della sostenibilità il cavallo di battaglia del vostro operare, progettare e costruire. Quanto è importante questo aspetto nel lavoro che quotidianamente svolgete?
AN La sostenibilità può essere adottata come buona pratica in molteplici aspetti del nostro lavoro. Per noi è prima di tutto l’utilizzo accorto dei materiali, non solo naturali ma anche adatti al luogo in cui vengono impiegati. Ad esempio sulle alture di Genova stiamo realizzando una nuova abitazione, innovativa nella struttura in legno e paglia, ma formalmente tradizionale per armonizzarsi con l’ambiente circostante. Spesso la chiave della sostenibilità è infatti l’utilizzo dei materiali della tradizione impiegati in modo innovativo.


Casa di campagna nell'Alto Monferrato vicino ad Acqui Terme AL

Le fotografie fanno parte della mostra ARCHITETTURA DA VIVERE, 
un’esposizione di alcuni scatti del fotografo genovese Jacopo Baccani, 
nei quali sono ritratte alcune recenti realizzazioni dello studio AreaNova

Il progetto sarà presentato sull'allegato RISTRUTTURARE 
della rivista Ville&Casali in uscita a ottobre 2014 


gdl Nonostante la giovane età avete realizzato lavori importanti e di qualità. Ci piacerebbe sapere quali sono le rotte che state tracciando per il vostro futuro.
AN La nostra volontà è quella di continuare a operare in lavori di qualità, grazie ai quali esercitare le nostre potenzialità e fare gradualmente un salto di scala. Vogliamo  inoltre continuare a collaborare con l’estero dall'Italia, contribuendo con le nostre competenze e con la specificità di un modo di operare tutto italiano.





WINE CULTURAL CENTRE
partecipazione al concorso per la progettazione 
di rimodernamento della cantina Valpolicella Negrar 


gdl Grazie Marco, Beatrice e Ludovico. A presto!
AN Grazie a te!

domenica 10 agosto 2014

ritratto dell'architetto Georg Wolfgang Reinberg

L'architetto viennese Georg Wolfgang Reinberg rappresenta da tempo un riferimento costante ed essenziale per la divulgazione in Italia di un diverso modo di concepire il progetto di architettura.
Il suo ampio curriculum di opere, in grandissima parte realizzate, costituisce una specie di "catalogo fisico" di ciò che oggi si può fare per riavvicinare la pratica del progettare e del costruire alle sue radici ambientali e sociali. Un catalogo di una chiarezza esemplare, dove le sperimentazioni condotte da Reinberg appaiono facilmente leggibili e permettono di comprendere la metodologia che le sostiene.
Nel linguaggio architettonico elaborato da Reinberg in molti anni di intenso lavoro è assente qualsiasi accentuazione di facili "look" formali e tecnici.
Lontano dall'esibizionismo tecnologico quanto dalle concessioni di molta architettura "ecologica", Reinberg ha distillato un linguaggio compiutamente moderno, profondamente radicato nel contesto culturale, sociale ed ambientale in cui opera, che è in prevalenza la città di Vienna e il territorio circostante.


Quello di Reinberg è dunque un percorso progettuale di valore esemplare, dove si ritrova una varietà di temi e soluzioni difficilmente reperibile nell'opera di altri progettisti, che pure nella stessa Austria hanno raggiunto risultati di grandissimo livello.
Una storia particolare quella di Reinberg che lo avvicina agli altri maestri dell'architettura sostenibile, come Joachim Eble o Peter Hubner, progettisti che hanno orientato il loro lavoro in base ad una precisa consapevolezza del ruolo che nella società attuale l'architetto può e deve assumere.
Reinberg ribadisce sempre come la direzione verso cui ha diretto la propria ricerca progettuale tragga sostanza da un impegno politico fortemente connotato e riconducibile alla stagione dei grandi movimenti verdi centro europei, ecologisti ed anti nuclearisti in particolare.
E questo spiega molto: spiega perché il concetto di sostenibilità che le opere di Reinberg traducono in realtà fisica ne rispecchi la più autentica formulazione, secondo cui non vi può essere sostenibilità ambientale che non sia sostenibilità sociale. Spiega anche la prevalenza dell'abitare sociale nel curriculum progettuale di Reinberg, sin dall'inizio della sua carriera, nel 1980.
Per ciò che attiene più strettamente alle sue architetture, va ricordata la risposta che spesso Reinberg si è trovato a dover dare a chi, durante le numerose conferenze svolte in Italia, gli chiedeva se intravedesse delle prospettive per lo sviluppo di un'architettura "come la sua" anche nel nostro paese. La risposta è sempre stata: "spero di no".
E ciò ci riporta al più preciso significato di architettura bioecologica, che per essere tale non può essere riproducibile ovunque. La concezione energetica, la scelta delle tecnologie e dei materiali sono perfettamente calibrate, e quindi "sostenibili", per la realtà in cui Reinberg opera, le cui caratteristiche ambientali, ma anche culturali e socio economiche, hanno relativamente pochi punti di contatto con la nostra realtà. Paradossalmente, se si riproducesse in Italia un edificio di Reinberg difficilmente potremmo avere un ecobilancio positivo. Il mix di materiali, le tecnologie costruttive, l'uso di dispositivi come la serra, che a molti sembrano quasi "inevitabili" in un'architettura che voglia essere in qualche modo "bio", andrebbero totalmente riconsiderati. Reinberg lo farebbe e sarebbe davvero curioso poter vedere una sua opera in un contesto diverso da quello a lui così familiare.
E' in questo continuo processo di sperimentazione e apprendimento, di messa in discussione di ciò che si è acquisito, che risiede forse l'insegnamento più fertile che ci trasmettono le sue opere.

www.reinberg.net