mercoledì 24 settembre 2014

Un libro sulle invarianti in architettura ... con foto (anche) di giorgio de luca

E' finalmente nato un libro in forma digitale completamente dedicato alle invarianti dal titolo "Le invarianti nell'architettura – SOLUZIONI D’ANGOLO". 

La copertina del libro

Il libro è stato scritto dall'architetto Franz Falanga, dall'architetto Paolo Perfido, professore universitario a Bari, e dall'architetto Massimo De Faveri libero professionista in Australia. 
Il neonato libro parla, per la prima volta al mondo, di un nuovo argomento molto importante nel campo dell’architettura che sono le invarianti, cioè gli stessi problemi che qualunque architetto dall'età della pietra ai giorni nostri ha incontrato e continuerà ad incontrare durante la sua carriera. I problemi non cambiano mai e sono di numero finito, le soluzioni sono invece infinite.

Il libro corredato da centocinquanta foto contiene anche alcune mie fotografie!!

Una delle mie foto pubblicate nel libro
Roma Hotel Excelsior . 2006 . foto di giorgio de luca

Di questa opportunità devo ringraziare i tre autori ed in modo particolare l'amico e architetto Franz Falanga, di cui riporto di seguito parte della mail di presentazione del libro:

"....
Mi corre l’obbligo di ringraziare le amabilissime persone che a Bari e in Italia sono stati i miei occhi, e cioè, in ordine strettamente alfabetico, GIORGIO DE LUCA, ANNIKA DE TULLIO, GIOVANNI MARIN, GINO PARADISO, VITTORIO POLITO.
Tutte lo foto contenute nel libro sono circa centocinquanta. Quelle di Bari, della Puglia e Italia sono mie di  Gino Paradiso, Annika De Tullio, Giorgio De Luca e Vittorio Polito. Quelle scattate in Europa, nel Nord Africa e nel medio oriente sono di Paolo Perfido mentre quelle dell’America e dell’Australia sono di Massimo De Faveri. 
Ringrazio ancora una volta queste persone che ho citato senza le quali questo lavoro non sarebbe stato possibile.
Chiunque di voi lo vorrà fare, promuova questo libro, se lo merita, ci sono dietro anni e anni di lavoro, sudore e fatica. Grazie in anticipo e grazie assai! franz falanga"



Eccovi ora la sinossi ufficiale del libro:
Ogni creativo, ogni progettista, quando progetta un qualsiasi oggetto di architettura o di design, nel corso della propria progettazione, utilizza molti parametri, molte sue conoscenze, molte sue intuizioni, molte sensibilità che gli sono proprie. In sostanza utilizza tutti gli strumenti cognitivi e culturali in suo possesso. In questo percorso creativo ci sono però dei momenti in cui ogni progettista incontra sempre gli stessi problemi. Questi problemi sono costanti nel tempo e nello spazio. Un progettista del quattrocento, un progettista contemporaneo, uno studente di architettura, uno studente di design, quando progettava e progetta, avrà certamente incontrato e continuerà ad incontrare sempre questi momenti topici, che evidentemente dovrà risolvere.Questi problemi che non cambiano mai, e che sono di numero finito e limitato si chiamano invarianti. In questo libro ne abbiamo mostrata una sola, le soluzioni d’angolo. Ad ogni invariante, dedicheremo un nostro lavoro. Abbiamo iniziato con le soluzioni d’angolo perché abbiamo ritenuto che questa invariante sia la più facilmente individuabile anche da chi non esercita il mestiere di architetto.

A questo punto vi invito ad acquistare il libro on line nei maggiori portali e dopo averlo letto tutto d'un fiato divertirvi a scovare, tra le tante, le mie foto!

Buona lettura e visione a tutti!
gdl

lunedì 22 settembre 2014

Regalarsi Tomba Brion

Ebbene si, oggi mentre ero in giro per lavoro nelle vicinanze di S. Vito di Altivole ho deciso per una piccola deviazione e mi sono regalato 15 minuti a Tomba Brion, il capolavoro dell'architetto Carlo Scarpa.
Una visita silenziosa, solitaria, fugace, imprevista ma gradevolissima!


Alcuni scorci rubati!






domenica 21 settembre 2014

Di cosa parlerà Franz Falanga?

Oramai avete conosciuto l'amico e architetto Franz Falanga visto che di tanto in tanto lo cito!

Da qualche giorno il buon Franz Falanga si è cimentato in una nuova incredibile avventura: l'apertura di un blog!

Ricordiamoci innanzitutto che Franz Falanga si interessa di molti, moltissimi argomenti, dall'architettura al linguaggio, dalla fotografia alla musica. Sarà questo blog un nuovo luogo e un nuovo modo di raccontare la sua opera creativa ed artistica?
Certamente si, anche se conoscendolo credo lo dedicherà principalmente all'architettura e sicuramente avrà modo di parlarci delle sue tanto amate invarianti.
Già il nome del blog la dice lunga: uarkitett, che in barese significa l'architetto.
E allora non ci resta altro da fare che seguire attentamente l'evoluzione del suo neonato blog!

Franz Falanga
Buona vita uarkitett!

http://uarkitett.blogspot.it/

giovedì 18 settembre 2014

Il designer Christian Piccolo si racconta: ho un sogno e ci credo!

Si dice che gli incontri via web siano freddi ed informali. Non è certo il caso del mio incontro con Christian Piccolo, giovane designer veneto conosciuto proprio grazie al web.
Classe 1977 dopo la laurea all’Accademia di Belle Arti di Venezia con il massimo dei voti, inizia l’attività di designer e interior design. Dopo poco tempo raggiunge le prime importanti collaborazioni e nel 2008 fonda lo studio Christian Piccolo Design occupandosi di design a tutto tondo, dall'industrial design all’interior e graphic design. Il suo lavoro è caratterizzato da uno stile ed un linguaggio essenziali, minimalisti e razionali grazie anche alla ricerca di precisi rapporti matematici grazie all’ispirazione e all’utilizzo della sezione aurea. La sua ricerca lo ha portato a dare forma alla funzionalità e funzionalità alle forme. Nonostante la giovane età Christian Piccolo vanta importanti collaborazioni, la partecipazione ai principali eventi internazionali di settore e una menzione speciale al concorso Young&Design.

Backbone, la libreria progettata per Marchea
Menzione speciale Young&design

Dopo il nostro incontro virtuale ho avuto la possibilità di conoscere Christian e il suo modo di pensare e vivere il design.


gdl Quale è la giornata tipo di Christian Piccolo?
CP Dopo aver fatto colazione con la mia famiglia (mia moglie e i miei due bambini) mi preparo psicologicamente per essere pronto in un altra giornata lavorativa. Accendo il mio computer (compagno quasi inseparabile) leggo le mail, vedo le varie risposte o se arriva qualcosa di nuovo e poi si inizia a pensare e a contattare le aziende. Il più delle volte vado di persona a far vedere i miei progetti, per discuterli con la speranza che possano accettarli per andare in produzione. In questo particolare periodo è molto più difficile trovare consensi nelle aziende, ma si cerca di non demordere e continuare a proporre. Diciamo che la mia giornata tipo è una sorta di "lotta" tra progettazione e accettazione dei progetti alle aziende. La sera relax o dipende da come è andata la giornata, se devo modificare o rifare qualcosa, sempre un incognita.

gdl Siamo partiti con una domanda pressoché banale, oltre che per rompere il ghiaccio per fare insieme una riflessione. Per molte persone coloro che lavorano nell'ambito della creatività, tra cui i designer, sono persone poco concrete, con la testa tra le nuvole.
Per me  è esattamente il contrario: ho sempre avuto la convinzione che un lavoro creativo come il tuo vada oltre il normale orario di lavoro ed impegni la mente costantemente attraverso l’osservazione e la ricerca di nuovi spunti e nuovi stimoli. Quale è il tuo approccio e il tuo sistema di lavoro?
CP Ecco vedi, fino a qualche anno fa' il mio lavoro mi impegnava la mente costantemente, giorno e notte. Non potevo guardare un film, andare ad un museo o semplicemente fare una passeggiata che dovevo per forza avere un foglio di carta e una penna dove poter disegnare tutte le idee che mi venivano in mente. Il mercato permetteva di sbizzarrirsi con ogni idea, anche la più strana. Ora, la mia mente è sempre occupata, ma ogni idea va pensata e rielaborata tantissime volte prima di poterla sottoporre alle aziende in modo che sia perfetta e "pronta all'uso". Quindi, per riassumere, prima pensavo in modo continuo e creativo (sempre funzionale), ora penso in modo continuo ma più specifico. Insomma, è veramente un lavoro senza orario, la mente non si può spegnere e trae ispirazione da ogni cosa e/o scenario che ci circonda.

Quadro è la lampada da parete dal design
moderno e originale
disegnata per Linea Light Group

gdl Nel passato molti designer hanno raccontato di aver fatto una lunga gavetta prima di emergere, mentre tu hai già avuto la possibilità e la bravura di farti notare e conoscere nonostante la giovane età. Quale è stato il tuo asso nella manica?
CP La gavetta a me sembra di farla ogni giorno, anche quando ho avuto la menzione speciale al concorso Young&Design non mi sono sentito ancora "conosciuto". Spero ogni giorno di farmi notare sempre di più, anche da aziende importanti. Il mio asso nella manica? Ho un sogno e ci credo. E lotterò sempre per realizzarlo, crisi o non crisi. E' importante sognare e impegnarsi perché i nostri sogni si realizzino. Come si dice? Volere è potere?! Speriamo di riuscirci!

Movie è la lampada da terra che si apre automaticamente 
grazie ad un pistone a gas disegnata per ZAVA

gdl Guardando i tuoi lavori è facile notare come siano contraddistinti da forme pulite ed essenziali. Da dove nascono questo approccio al progetto e questo stile?
CP Ho la fortuna di amare il mio lavoro e quello che faccio fa' parte del mio essere. Ogni progetto realizzato è una parte di me e di come vedo le cose e vorrei fossero: pulite e minimali. Non amo le complicazioni e le decorazioni, tendo a ridurre all'essenziale il progetto senza che perda la sua funzione, poi tutto è relativo a seconda delle aziende con cui mi relaziono. Comunque di mio c'è una metodologia progettuale pulita, rigorosa.

 Outbox Inbox, le lampade da giardino dalle linee
 decise,pure ed essenziali disegnate per Torremato

gdl Forma e funzione. Come si può creare questo connubio?
CP Diciamo che nel progettare sto molto attento alla funzionalità del prodotto e quindi poi vado ad agire nella forma. Sono input che vengono trasmessi dalla funzione e si concretizzano nella forma, nelle mie forme. Oppure si può partire da una forma e darle una funzione, ma non è una metodologia progettuale che condivido.

Architettura, l’applique da parete o da angolo progettata per ZAVA

Les Jeux Sont Faits: un divertente e dinamico portacandele
progettato per Certre

gdl Quanto incide la scelta del materiale per un buon risultato del progetto?
CP La scelta del materiale è abbastanza importante se non quasi  fondamentale, quindi direi che scegliendo il materiale giusto si ha poi un buon progetto/oggetto. Di solito parto principalmente dal materiale per poi sviluppare un prodotto. Ad esempio immagina di fare un vaso, di certo non vai ad usare una rete metallica, ma scegli un materiale che possa contenere l'acqua, certo puoi fare un vaso con la rete metallica ma diventa una scultura, non un prodotto funzionale. La scelta del materiale quindi ha la sua importanza, conoscere i materiali è importante. Confrontarsi con artigiani e gente che ne sa è molto importante, e devi essere una spugna per capirne le proprietà e come queste poi rispondono quando vai a progettare.

Il lavabo Sasso realizzato in Cristalplant® per Mastelladesign:
una fusione di resine acriliche e minerali

gdl Guardando al futuro con cosa intendi sorprenderci?
CP In questo momento se guardo al futuro sinceramente sono un po' spaventato, anche se bisogna sempre credere in ciò che si fa', il futuro è davanti a me ogni giorno guardando i miei bambini, e mi chiedo cosa potrò dare a loro, che insegnamento potrò impartire, in che situazione li lascerò, ma queste sono riflessioni di un giovane papà. Per il futuro come designer mi piacerebbe sorprendere anche me con altri tanti progetti, con altre tante riconoscenze, magari sempre più prestigiose, basterebbe che le aziende si "fidassero" di più dei giovani e non degli "affermati". Nel futuro imminente dovrebbero uscire dei prodotti nuovi per la fiera di Milano, sempre che con i tempi si riesca.

gdl Grazie Christian!
CP Grazie a te Giorgio



martedì 16 settembre 2014

aspettando Michele De Lucchi

Ecco il video di presentazione del nuovo libro 
dell'architetto Michele De Lucchi 
dal titolo "Gli attributi dell'architetto"

Comunicazione
Semplice
Essenziale
Geniale
!


lunedì 15 settembre 2014

ancora sulle invarianti in architettura

Poco meno di un anno fa ho avuto il piacere di conoscere l'architetto Franz Falanga durante la presentazione del suo libro “Le invarianti nella tomba Brion di Carlo Scarpa” (Aurelia Edizioni).

 
Tomba Brion - S. Vito di Altivole (TV) 2006 - foto di giorgio de luca

Questo fortunato incontro è poi sfociato in una amicizia basata sulla condivisione ed il confronto con Franz delle diverse tematiche dell'architettura, del design e della creatività in genere. È grazie a questo confronto che Franz è riuscito a far nascere in me l'attenzione verso il tema delle invarianti in architettura, invitandomi ad approfondire il tema attraverso lo studio e la ricerca.

La mia formazione e professione tecnica mi hanno portato ad elaborare alcune riflessioni, riflessioni che ai più potranno sembrare semplicistiche e banali ma che sono, a mio modesto parere, indispensabili per poter iniziare ad avvicinarsi al tema delle invarianti.

La prima riflessione è quasi una premessa, un elemento essenziale che chi si avvicina al tema delle invarianti in architettura deve necessariamente avere, a mio modesto parere, una grande conoscenza e sensibilità tecnica, progettuale e compositiva, così da poter leggere e analizzare le diverse invarianti presenti nelle differenti opere architettoniche.

Il termine invariante è poco utilizzato persino dai tecnici e pertanto considerato aulico e “distante”, a volte obsoleto. Negli ultimi anni grazie all'introduzione di nuove norme di governo del territorio tale termine è comparso in particolar modo all'interno degli strumenti urbanistici e dei relativi elaborati tornando ad essere usato dai tecnici. Da precisare che il termine così come viene utilizzato nelle moderne normative urbanistiche, non fa certo riferimento alle invarianti così come intese da noi, ma si riferisce alle zone o aree da riproporre in maniera inalterata rispetto alle previsioni urbanistiche dei precedenti strumenti normativi. Il termine si trova molto facilmente in un particolare elaborato dei nuovi strumenti di governo del territorio, quali PAT Piano di Assetto del Territorio o PATI Piano di Assetto del Territorio Intercomunale, quale è la tavola delle invarianti. In tali elaborati le invarianti rappresentano solitamente i beni comuni irrinunciabili, la cui persistenza nel tempo e il cui sviluppo va tutelato con regole specifiche.

È importante ricordare che le invarianti descritte pocanzi non hanno nulla a che fare con le invarianti oggetto della nostra ricerca e del nostro approfondimento. L'unico fattore che le lega è il mero utilizzo del termine, ma era opportuno questo excursus per conoscere l’utilizzo del termine invariante nel linguaggio tecnico corrente.

Proprio questo scarso utilizzo del termine nel linguaggio tecnico e ancora più comune, potrebbe far pensare che le invarianti siano destinate ai soli addetti ai lavori, elementi da ricercare esclusivamente nelle architetture da copertina, architetture progettate da archi star o da architetti rinomati, o ancora nelle architetture monumentali e storiche.

A mio modestissimo giudizio, questo è quanto di più sbagliato si possa pensare.

È giusto arrivati a questo punto definire le invarianti così come noi le intendiamo: scelte da affrontare in fase progettuale che si concentrano su alcuni temi e particolari e che ricorrono ciclicamente nel lavoro di progettazione.
Fino ad oggi sono state definite dall'architetto Franz Falanga una serie di invarianti, dodici per la precisione, che si incontrano e si ripetono costantemente affrontando una qualsiasi progettazione di un edificio. Questa lista di invarianti non deve essere considerata assolutamente completa ed esaustiva. Potremmo in futuro riflettere su altri aspetti dell’attività progettuale scoprendo nuove dinamiche e scelte che si ripetono costantemente nelle diverse fasi del progetto.

È facile comprendere pertanto come per un numero finito di invarianti, sia possibile ritrovare nei progetti e negli edifici un numero infinito di soluzioni.

Proprio perché le invarianti sono scelte da affrontare in fase progettuale sarà possibile trovare in qualsiasi tipo di edilizia, soluzioni progettuali innovative o fuori dagli schemi, che possono esserci di aiuto nell'approfondire e conoscere il tema delle invarianti.

 
Como 2011 - foto di giorgio de luca

È infatti corretto “leggere” le invarianti non solo nelle architettura da copertina ma anche e più semplicemente in quell'immenso patrimonio edilizio ed architettonico presente in ogni città e paese, ripeto, edilizio e architettonico, cioè nell'edilizia residenziale, immobiliare, industriale e commerciale. Intendo tutto quell'edificato che quotidianamente abbiamo davanti ai nostri occhi e che possiamo osservare pur non essendo passato sulle riviste patinate, perché non di particolare pregio o rilevanza architettonica.

La progettazione di tale patrimonio non è certo immune dalle invarianti.

Ogni edificio ed i relativi dettagli e soluzioni sono frutto di una progettazione, la quale può essere accurata o limitata, se non persino assente, ma che si troverà ad affrontare delle invarianti progettuali.

A seguito di un’accurata progettazione sarà più facile individuare e ritrovare nell'edificato, elementi risultati da una ricerca estetica, formale e funzionale.

Merano 2009 - foto di giorgio de luca

Montebelluna (TV) 2014 - foto di giorgio de luca

Altre volte la progettazione del dettaglio o dei particolari risulta invece scarsa o addirittura assente. Il risultato non cambia, sarà comunque presente una soluzione e non necessariamente brutta o sbagliata. Molte volte infatti (anche se non sempre) la scarsa concentrazione su questi elementi progettuali deriva da meccanismi e processi mentali nonché da una profonda conoscenza tecnica e costruttiva già consolidate nel tempo grazie all'esperienza professionale.

Ognuno dei casi sopra descritti rappresenta un diverso approccio progettuale il cui risultato sarà sempre e comunque una soluzione, la quale è il centro della nostra attenzione.

È utile ricordare e precisare che questo lavoro, questo studio, questi approfondimenti non hanno come fine quello di stilare una classifica delle soluzioni migliori sul tema delle invarianti, anche perché bisognerebbe stabilire dei parametri, dei metri di misura, bensì di aprire la visuale su quante più alternative possibili quali soluzioni ad un determinato tema che rappresenta '’invariante stessa.

  

  
 Scorci e angoli di New York 2010 - foto di biagio paradiso
  
È ad ogni modo importante sottolineare come un corretto approccio progettuale durante la pratica della professione possa portare con maggiore facilità a soluzioni di una certa ricercatezza costruttiva e formale, trasformando un semplice edificio in un oggetto architettonico.

 

 
Scorci e angoli di New York 2010 - foto di biagio paradiso


L'aspetto principale di questo percorso, e che ci occuperà ancora in futuro, resta la comprensione di come vengono affrontati e risolti i meccanismi progettuali che si ripresentano costantemente e fin qui chiamati invarianti.

giovedì 4 settembre 2014

Il tuo scrivere * dedica a Franz Falanga

Queste poche righe sono dedicate all'amico e architetto Franz Falanga
dopo il suo ultimo viaggio in Mexico...


Il tuo scrivere
è la tua pacifica lotta
è il tuo riscatto con il passato
è il tuo sentirti vivo ora (specie dopo il tuo ultimo viaggio in mexico)
è il tuo lasciare una traccia, un segno per quando non ci sarai
è la paura del tempo che passa e dell’età che avanza
è il tuo pensiero controcorrente, a volte pure rompicoglioni, ma indelebile
è il racconto della tua esistenza e di te
.
03settembre2014
gdl

martedì 2 settembre 2014

Sognare e poi agire. L'incontro con Giampaolo Allocco fondatore di DELINEODESIGN

Se mi venisse chiesto di pensare a delle persone popolari del mio paese, oltre ad alcuni personaggi storici, ce n’è una a cui penso immediatamente: Giampaolo Allocco, giovane designer di successo, fondatore di Delineodesign.
Il suo lavoro, meticoloso e attento a ogni particolare dalla forma ai materiali, spazia in vari campi, dallo sport system alle installazioni, dall'arredo all'illuminazione. Il suo studio Delineodesign, continua a raggiungere sempre nuovi e ambiziosi traguardi, premiati a livello nazionale ed internazionale. 
Grazie alla personale amicizia con Giampaolo ho avuto la possibilità di passare un po' di tempo a chiacchierare sul suo percorso e sul suo lavoro.


gdl Giampaolo, quale e quando è stato l’inizio di questa straordinaria avventura nel mondo del design?
GPA*DD Probabilmente non ho una data riconducibile a un vero inizio. Tutto è accaduto in modo molto naturale. Dopo gli studi ho immediatamente iniziato a lavorare nelle aziende produttrici di scarponi da sci e con il tempo ho maturato un grande senso di appartenenza verso l’industria. Poi, questo lavoro pian pianino si è impadronito della mia vita e mi accompagna ancor’oggi come un fedele compagno. Ad ogni modo, sono convinto che ognuno di noi abbia un destino, a volte lo capisci subito mentre qualche altra volta è necessario vivere alcune esperienze che ti aiutano a unire i puntini e cogliere il messaggio. Nelle sconfitte per esempio, ho sempre trovato molte risposte, forse le più indicative. Oggi, con ancora qualche momento d’incredulità, mi sento fortunato per ciò che sto vivendo e poiché “io ed il design” sembriamo fatti l’uno per l’altro, non ho altra scelta. ;-)

gdl Dopo i primi passi come è proseguito il tuo percorso?
GPA*DD Dopo cinque anni di lavoro “nelle fabbriche degli scarponi da sci” mi sono accorto che la mia progettualità era limitata. Ho avuto una sorte di crisi mistico-culturale, lunga quasi 6 mesi e che mi ha spinto ad un cambio radicale nella mia vita. Mi sono rimesso a studiare da zero ed è in questo passaggio che ho incontrato l'industrial design. Dopo il Master alla Scuola Italiana design di Padova sono diventato responsabile prodotto di un grande studio Italiano (dove sono nate grandi corporate come Benetton, Aprilia, Gas…) e qualche anno dopo, intorno al 2000 ho aperto Delineodesign. Ora, non vorrei farla sembrare troppo semplice, ma in mezzo a questi passaggi ci sono state scelte da fare, dubbi da risolvere e molto probabilmente una folle incoscienza che solo quando si è attraversati da un sentimento d’amore per qualcosa o qualcuno ti aiuta a trovare il coraggio per affrontarla. La risposta comunque è sempre li, vicino al cuore.

Korebo è la bicicletta da thriatlon in fibra di carbonio 
progettata per Carraro Cicli Spa

gdl Ora sei un designer affermato e premiato ma conoscendoti non è proprio possibile immaginarti fermo e tranquillo. Il tuo sguardo ora, dove mira? 
GPA*DD Spesso mi soffermo sul fatto che da mio padre ho ereditato un’Italia che funzionava, mentre io che Italia lascio ai miei figli? Come tutti sono angosciato per il momento che stiamo attraversando. Quindi voglio reagire e pensare qualcosa per il prossimo. Il design –come molte forme altre d’arte- è legato spesso al successo e questo lo rende anche pericoloso. Chiede grandi dosi di equilibrio, enormi sacrifici ed è certamente riconducibile ad una vera e propria missione che una volta intrapresa coinvolge in modo totalizzante la tua vita e quella di chi ti è vicino. Per questo motivo, sto pensando a cosa farò da “grande”, forse ad una specie di via di fuga qualora gli equilibri dovessero cambiare. Mi piacerebbe certamente utilizzare il design sotto altre forme, magari in qualche progetto dove il mio ruolo cambia e possibilmente sia rivolto a quei giovani che hanno un sogno. Sono convinto che potrebbe farmi vedere la vita da un'altra prospettiva e completarmi decisamente. 

gdl Ci piacerebbe sapere cosa è per te il design. Quale è lo spirito che caratterizza il tuo lavoro?
GPA*DD Il futuro che abbiamo di fronte dipende dalle nostre scelte. Un designer deve assumersi questa responsabilità quando progetta. Io cerco di mantenere le distanze dalle opportunità stilistiche, cerco di essere un autore di prodotti che vivono il proprio tempo ma sempre proiettati nel domani.
Per fare questo tengo sempre un piede ben saldo nella razionalità. Non mi piace essere considerato un artista o un semplice creativo: questa affermazione minimizza il ruolo che invece mi viene attribuito quando vengo chiamato a progettare un prodotto che successivamente condizionerà il futuro delle aziende per cui lavoro. Il design di oggi non è poi così diverso da quello dei grandi Maestri di un tempo: è un’attitudine a fare le cose meglio.


La luce gioca tra i pieni e vuoti della lampada Grown 
disegnata per ZAVA LUCE

gdl Come affronti il lavoro di designer? Come nascono e come si evolvono i tuoi progetti?
GPA*DD Negli anni ho sviluppato un atteggiamento progettuale che corrisponde all’affinamento di un metodo di lavoro preciso nei concetti di base, variabile nei singoli casi. Chi si rivolge al mio studio sa che può trovare una sponda progettuale forte con la quale sviluppare un percorso creativo a 360 gradi e orientato alle esigenze del mercato o del consumatore finale e con particolare attenzione ai requisiti dell’innovazione. In tutto questo non dimentichiamo il capitale umano a disposizione nelle industrie: qui dentro si trovano manager che sono autentici professionisti, tecnici preparati, stampisti, responsabili del marketing, atleti e numerosi artigiani: sono un know how vivente con cui confrontarsi. Il design è un dialogo fatto di saperi condivisi e anche di visioni costruite insieme senza perdere di vista l’obiettivo primario. In questa situazione il designer diventa di una specie di direttore d’orchestra che deve saper coordinare tutti lungo l’intero processo.

gdl Quale è il tuo rapporto con i materiali?
GPA*DD È un rapporto tendenzialmente distaccato. I materiali sono dei mezzi per raggiungere uno scopo. Mi sento più attratto dalle storie più che dalla materia in se per se. Se attraverso un materiale riesco a raccontare una fiaba progettuale, allora m’innamoro. 



Lavabo Kube in Apocem (cemento) disegnato per KUBI.CO

gdl Il tuo studio è a Montebelluna, vicino ai tuoi luoghi d’origine e a quelli dove sei cresciuto professionalmente. Da cosa deriva la scelta di rimanere radicato al tuo territorio?
GPA*DD Ricordo una tesi di laurea cui assistetti diversi anni fa in cui si cercava di capire e di dare una definizione di distretto sportivo (qui è chiamato SPORT SYSTEM DISTRICT) attraverso l’analisi del caso NIKE che aveva da poco acquisito una grande azienda locale per poter avere il “Made in Montebelluna”.
Alla fine è emerso che la complicità popolare del saper fare, negli anni aveva portato quest’area geografica ad acquisire alcuni automatismi ancor’oggi ben radicati nel nostro DNA. Ho avuto la fortuna di vivere questi meravigliosi anni in prima linea ed oggi rispetto quei valori che contraddistinguono l’operosità delle nostre maestranze. Mi riferisco a quel “dover arrivare” con sacrificio al risultato. Nel mio studio sono passate delegazioni del Marocco, della Finlandia, dell’Olanda. Nelle nostre terre sono arrivati da Washington e dalla Silicon Valley per capire cosa succede nel Nord-Est. La risposta che trovano è sempre nell’abilità di questi imprenditori che non si arrendono mai. Che risolvono le questioni con tempi “sportivi” in modo “pragmatico”. Come potrei allontanarmi da tutto questo? Ecco perché ho deciso di aprire Delineodesign proprio qui!

Freska, la borraccia termica in alluminio 
con un’elevata capacità termica disegnata per ELITE


gdl Ricordo quando mi hai parlato dello studio di Delineodesign. Un intervento di recupero e restauro dove si sono svolte anche delle sperimentazioni di materiali. Che valore ha questo luogo per te? E’ semplicemente un edificio, un contenitore o altro?
GPA*DD È stato progettato da Roberto Nicoletti. Desideravo che quest’architettura fosse un esempio simbolico del nostro tempo, capace di esprimere quel sottile legame che ci unisce alla memoria storica di cui siamo eredi ed il futuro, l’avanguardia, quel magnifico salto nel buio che rende folli e coraggiosi coloro che realizzano qualcosa che ancora non esiste. Hai detto bene è un contenitore, di tante cose: in questo luogo desidero che si possano vivere esperienze contagiose in ambito creativo ed intellettuale. Spero riesca a trasmettere un forte entusiasmo a quanti lo visiteranno, per comprendere ciò che hanno dentro e raggiungere i propri sogni. Per quel che mi riguarda Nicoletti è riuscito a cogliere perfettamente il mio pensiero e a rappresentarlo in maniera impeccabile, gli sono grato e sono molto orgoglioso di questo progetto.



gdl In un periodo storico ed economico così difficile e complesso come quello che stiamo attraversando, cosa potresti consigliare a chi si avvicina alla professione del design, o più in generale ad una professione creativa? 
GPA*DD Di sognare e poi di agire. È sempre una questione di scelte. Operare nel design non significa per forza di cose fare il progettista, vale anche per l’arte. Viviamo in un sistema complesso ma aperto a molte variabili. Credo che guardarsi dentro e capire ciò che siamo sia la miglior cosa da fare prima di intraprendere un percorso.

La lampada da tavolo Libra
disegnata per ZAVA LUCE

gdl Grazie Giampaolo!