L'architetto viennese Georg Wolfgang Reinberg rappresenta da tempo un riferimento costante ed essenziale per la divulgazione in Italia di un diverso modo di concepire il progetto di architettura.
Il suo ampio curriculum di opere, in grandissima parte realizzate, costituisce una specie di "catalogo fisico" di ciò che oggi si può fare per riavvicinare la pratica del progettare e del costruire alle sue radici ambientali e sociali. Un catalogo di una chiarezza esemplare, dove le sperimentazioni condotte da Reinberg appaiono facilmente leggibili e permettono di comprendere la metodologia che le sostiene.
Nel linguaggio architettonico elaborato da Reinberg in molti anni di intenso lavoro è assente qualsiasi accentuazione di facili "look" formali e tecnici.
Lontano dall'esibizionismo tecnologico quanto dalle concessioni di molta architettura "ecologica", Reinberg ha distillato un linguaggio compiutamente moderno, profondamente radicato nel contesto culturale, sociale ed ambientale in cui opera, che è in prevalenza la città di Vienna e il territorio circostante.
Quello di Reinberg è dunque un percorso progettuale di valore esemplare, dove si ritrova una varietà di temi e soluzioni difficilmente reperibile nell'opera di altri progettisti, che pure nella stessa Austria hanno raggiunto risultati di grandissimo livello.
Una storia particolare quella di Reinberg che lo avvicina agli altri maestri dell'architettura sostenibile, come Joachim Eble o Peter Hubner, progettisti che hanno orientato il loro lavoro in base ad una precisa consapevolezza del ruolo che nella società attuale l'architetto può e deve assumere.
Reinberg ribadisce sempre come la direzione verso cui ha diretto la propria ricerca progettuale tragga sostanza da un impegno politico fortemente connotato e riconducibile alla stagione dei grandi movimenti verdi centro europei, ecologisti ed anti nuclearisti in particolare.
E questo spiega molto: spiega perché il concetto di sostenibilità che le opere di Reinberg traducono in realtà fisica ne rispecchi la più autentica formulazione, secondo cui non vi può essere sostenibilità ambientale che non sia sostenibilità sociale. Spiega anche la prevalenza dell'abitare sociale nel curriculum progettuale di Reinberg, sin dall'inizio della sua carriera, nel 1980.
Per ciò che attiene più strettamente alle sue architetture, va ricordata la risposta che spesso Reinberg si è trovato a dover dare a chi, durante le numerose conferenze svolte in Italia, gli chiedeva se intravedesse delle prospettive per lo sviluppo di un'architettura "come la sua" anche nel nostro paese. La risposta è sempre stata: "spero di no".
E ciò ci riporta al più preciso significato di architettura bioecologica, che per essere tale non può essere riproducibile ovunque. La concezione energetica, la scelta delle tecnologie e dei materiali sono perfettamente calibrate, e quindi "sostenibili", per la realtà in cui Reinberg opera, le cui caratteristiche ambientali, ma anche culturali e socio economiche, hanno relativamente pochi punti di contatto con la nostra realtà. Paradossalmente, se si riproducesse in Italia un edificio di Reinberg difficilmente potremmo avere un ecobilancio positivo. Il mix di materiali, le tecnologie costruttive, l'uso di dispositivi come la serra, che a molti sembrano quasi "inevitabili" in un'architettura che voglia essere in qualche modo "bio", andrebbero totalmente riconsiderati. Reinberg lo farebbe e sarebbe davvero curioso poter vedere una sua opera in un contesto diverso da quello a lui così familiare.
E' in questo continuo processo di sperimentazione e apprendimento, di messa in discussione di ciò che si è acquisito, che risiede forse l'insegnamento più fertile che ci trasmettono le sue opere.
www.reinberg.net
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