lunedì 24 gennaio 2022

Patrizia Di Costanzo - Lo sguardo delle cose

 Non hai mai sentito dire
Che la bellezza delle cose
Ama nascondersi

Non hai mai sentito dire
Che la bellezza delle cose
Ama sorprenderci

Carmen Consoli


Riprendo dopo molto tempo le conversazioni sui temi dell’architettura, del design e dell’arte

Lo faccio seppur con un notevole ritardo, in compagnia di Patrizia Di Costanzo, architetto e docente, che qualche tempo fa mi ha inviato il suo volume Lo sguardo delle cose (link), un testo che raccoglie i momenti del suo percorso professionale. 

E allora lascio la parola a Patrizia cercando di avvicinarvi a quel percorso così coinvolgente contenuto nel libro, ma non solo e tra poco lo scopriremo…


gdl Patrizia, il tuo libro parla di te, della tua crescita professionale. Ma vi è dietro un filo conduttore, la ricerca del bello. Ci vuoi raccontare questo fil rouge?

pdc Un libro, una raccolta sono un momento di riflessione e di “messa a punto” con sé stessi prima che con gli altri, una azione quasi necessaria per chi ha dedicato parte di una vita, con passione e dedizione, ad un tema. Dietro la ricerca del bello, come elemento educativo, di accrescimento, di conoscenza e sensibilità, come prima lettura, del mio “Lo sguardo delle cose … c’è una seconda lettura: anche le cose hanno uno sguardo “a volte più acuto del nostro”. Le cose non solo “ci restituiscono appieno l’attenzione, toccando le corde profonde della sensibilità”, ma anzi “arrivano a suggerirci percorsi idonei fino all’architettura, al design, … al progetto”. Il progetto! Questo è il vero obiettivo delle mie ricerche.


gdl Il tuo è un continuo racconto che va oltre al libro ma che continua quotidianamente attraverso i social. Ci vuoi raccontare il perché di questa scelta e dove possiamo seguirti? 

pdc Sono sulla piattaforma Facebook dal 2008, sotto il mio nome, per caso e quasi forzatamente iscritta da un’amica, me ne appassiono e solo dopo, ho individuato una modalità più adatta alle mie corde: meno esteriori, alla ricerca di analogie…; prima solo per me stessa, per comunicare, poi per condividere, dato che i miei Post iniziano ad essere seguiti, commentati.
Da sempre attenta ai cambiamenti dei gusti e delle esigenze della società, non potevo non prendere in considerazione questo potente strumento di comunicazione e timidamente prima, poi sempre più consapevole ho iniziato a postare, taggare, linkare... linguaggio gergale che ormai fa parte del nostro quotidiano, partendo da un concetto di Oscar Niemeyer che mi colpì molto per la sua apparente semplicità, “Fare architettura è fare bellezza, bellezza non intesa come valore solo per chi la crea, ma soprattutto per chi la vive”.
Comunicare l’architettura e il design, attraverso l’estetica di altre discipline è una scelta di campo precisa che ha caratterizzato tutto il mio percorso professionale.
È dunque con questo incipit che ho cominciato a ricercare, mettere insieme e costruire percorsi fatti di immagini, traendo suggerimenti per la realizzazione del mio immaginario anche da altre discipline, interessi e passioni, miei da sempre (arte, design, fotografia, grafica, moda, musica), convergenti a stessi risultati partendo da approcci apparentemente distanti, scoprendo che arrivano a suggerirci percorsi idonei fino all’architettura, al design, al progetto insomma.
Facebook rappresenta per me proprio questo: far partecipi altri delle mie esperienze, dei miei riferimenti, comunicare attraverso le immagini certezze, ricerche, ma anche dubbi, ipotesi, lasciare percorsi per chi li vuole e li sa leggere. Dare quindi l’opportunità di avviare, così, una nuova creatività che permetta di ridefinire i confini e il rapporto tradizionale tra individuale e collettivo.




gdl È un racconto per immagini che scegli con minuziosa attenzione. Cosa devono trasmettere e come selezioni le immagini che proponi ogni giorno?
Ogni immagine che pubblichi sembra volerci far riflettere: è un invito ad osservare i dettagli, i particolari e a riflettere su quel percorso che ha portato a realizzare una architettura, un oggetto, un’opera: il progetto. Quale è lo scopo del tuo lavoro?

pdc “Da queste premesse nasce il gioco che mi vede postare, nel tempo, tante immagini mie o prese in Internet, descrittive e possibilmente emozionali, espressioni della sensibilità e creatività dell’autore, rispetto all’argomento che vado a trattare, affiancate tra loro per affinità, giustapposizioni legate al colore, alla forma, ai materiali, all’atmosfera d’appartenenza, per cui, ad esempio, una sedia di giovane designer è messa accanto ad un paesaggio, che a sua volta è in prossimità del dettaglio di una finestra, che è vicino a un frammento di abito d’alta moda, che si affianca al fermo immagine di un vecchio film, a cui fa eco una fotografia rinomata oppure anonima…; e così via: un oggetto da Compasso d’Oro è posizionato allo stesso livello di una scarpa di Martin Margiela, ma accostati per analogia di materiali utilizzati, oppure partire da un prodotto che ha scritto la storia del design nazionale e internazionale ed evidenziare con esempi attuali, a quello ispirati, il percorso nel tempo, evolutivo o meno di quella iniziale ed ancora attuale bella storia”.
Sono immagini che mi hanno colpita, sono state da me archiviate mnemonicamente e ritirate fuori in associazione con altre ancora per rendere percorsi emozionali che sono miei, ma diventano anche di altri; si tratta di qualcosa che ognuno può recepire come sa e preferisce, aggiungendo a quel percorso il proprio, modificandolo, personalizzandolo.








gdl Rimanendo sul tema del progetto, in architettura e nel design vi è a mio parere un’eterna “lotta” tra funzionalità e forma. Quale è e come si può ricercare e trovare un buon equilibrio?

pdc Per rispondere all’eterna lotta tra ‘forma e funzione’ riporto, condividendola, una riflessione di Achille Castiglioni.
“La forma deriva da una problematica della funzione risolta con coerenza e semplicità. La forma diventa quindi essa stessa una funzione, una manifestazione che incontriamo nello spazio e che non può essere separata dallo scopo a cui è adibita.
Non vi è dunque scarto tra forma e funzione, ma coincidono nella sintesi tra l’esteticamente bello e il concretamente valido”.
L’architettura e il design sono narrazione di valori anche comunicativi. L’architettura comunica uno spazio, una funzione, un sistema di vita; il design comunica una modalità di vita, usi, abitudini e costumi, concetti legati alla fruizione dello spazio che ci circonda e delle modalità con le quali l’uomo si appropria di esso.
Il design, dunque, da forma alla nostra cultura materiale, al nostro quotidiano.
“La forma è cosa. Il design è come” citando Louis Kahn.
Il design è dunque visione, è forma e funzione, è tecnica e simbolo, fusi insieme con un obiettivo: il benessere dell’uomo.




gdl Vorrei concludere questa conversazione con un ringraziamento speciale per le emozioni che ogni giorno trasmetti attraverso le immagini. Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro?

pdc Esibizionismo e narcisismo sono certamente presenti in Facebook ed anche io non ne sono immune, in fondo, in fondo...!
Ma il fatto di essere la più spettacolare vetrina (digitale) delle vanità non gli impedisce di essere anche il luogo massimo dove le persone possono ritrovarsi davvero e per chi è capace riconoscersi, come lo è stato anche per me con alcuni di loro con i quali ho condiviso questo singolare percorso.
Luogo dunque di incontri e di ritrovamenti, tesi ad una maggiore riflessione sul come...e questo, in qualche modo è stato ed in parte ancora è, il senso dell’operare dell’artista: denunciare, anticipare, con la propria sensibilità, problematiche sociali mettendone in evidenza il senso simbolico. È quello che, in piccola parte, di creativo c’è anche in me...!
“Il compito che mi aspetta e che cerco di assolvere è di riuscire, col potere delle immagini, a farvi udire, a farvi sentire … “ Joseph Conrad.

Patrizia Di Costanzo

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