lunedì 15 settembre 2014

ancora sulle invarianti in architettura

Poco meno di un anno fa ho avuto il piacere di conoscere l'architetto Franz Falanga durante la presentazione del suo libro “Le invarianti nella tomba Brion di Carlo Scarpa” (Aurelia Edizioni).

 
Tomba Brion - S. Vito di Altivole (TV) 2006 - foto di giorgio de luca

Questo fortunato incontro è poi sfociato in una amicizia basata sulla condivisione ed il confronto con Franz delle diverse tematiche dell'architettura, del design e della creatività in genere. È grazie a questo confronto che Franz è riuscito a far nascere in me l'attenzione verso il tema delle invarianti in architettura, invitandomi ad approfondire il tema attraverso lo studio e la ricerca.

La mia formazione e professione tecnica mi hanno portato ad elaborare alcune riflessioni, riflessioni che ai più potranno sembrare semplicistiche e banali ma che sono, a mio modesto parere, indispensabili per poter iniziare ad avvicinarsi al tema delle invarianti.

La prima riflessione è quasi una premessa, un elemento essenziale che chi si avvicina al tema delle invarianti in architettura deve necessariamente avere, a mio modesto parere, una grande conoscenza e sensibilità tecnica, progettuale e compositiva, così da poter leggere e analizzare le diverse invarianti presenti nelle differenti opere architettoniche.

Il termine invariante è poco utilizzato persino dai tecnici e pertanto considerato aulico e “distante”, a volte obsoleto. Negli ultimi anni grazie all'introduzione di nuove norme di governo del territorio tale termine è comparso in particolar modo all'interno degli strumenti urbanistici e dei relativi elaborati tornando ad essere usato dai tecnici. Da precisare che il termine così come viene utilizzato nelle moderne normative urbanistiche, non fa certo riferimento alle invarianti così come intese da noi, ma si riferisce alle zone o aree da riproporre in maniera inalterata rispetto alle previsioni urbanistiche dei precedenti strumenti normativi. Il termine si trova molto facilmente in un particolare elaborato dei nuovi strumenti di governo del territorio, quali PAT Piano di Assetto del Territorio o PATI Piano di Assetto del Territorio Intercomunale, quale è la tavola delle invarianti. In tali elaborati le invarianti rappresentano solitamente i beni comuni irrinunciabili, la cui persistenza nel tempo e il cui sviluppo va tutelato con regole specifiche.

È importante ricordare che le invarianti descritte pocanzi non hanno nulla a che fare con le invarianti oggetto della nostra ricerca e del nostro approfondimento. L'unico fattore che le lega è il mero utilizzo del termine, ma era opportuno questo excursus per conoscere l’utilizzo del termine invariante nel linguaggio tecnico corrente.

Proprio questo scarso utilizzo del termine nel linguaggio tecnico e ancora più comune, potrebbe far pensare che le invarianti siano destinate ai soli addetti ai lavori, elementi da ricercare esclusivamente nelle architetture da copertina, architetture progettate da archi star o da architetti rinomati, o ancora nelle architetture monumentali e storiche.

A mio modestissimo giudizio, questo è quanto di più sbagliato si possa pensare.

È giusto arrivati a questo punto definire le invarianti così come noi le intendiamo: scelte da affrontare in fase progettuale che si concentrano su alcuni temi e particolari e che ricorrono ciclicamente nel lavoro di progettazione.
Fino ad oggi sono state definite dall'architetto Franz Falanga una serie di invarianti, dodici per la precisione, che si incontrano e si ripetono costantemente affrontando una qualsiasi progettazione di un edificio. Questa lista di invarianti non deve essere considerata assolutamente completa ed esaustiva. Potremmo in futuro riflettere su altri aspetti dell’attività progettuale scoprendo nuove dinamiche e scelte che si ripetono costantemente nelle diverse fasi del progetto.

È facile comprendere pertanto come per un numero finito di invarianti, sia possibile ritrovare nei progetti e negli edifici un numero infinito di soluzioni.

Proprio perché le invarianti sono scelte da affrontare in fase progettuale sarà possibile trovare in qualsiasi tipo di edilizia, soluzioni progettuali innovative o fuori dagli schemi, che possono esserci di aiuto nell'approfondire e conoscere il tema delle invarianti.

 
Como 2011 - foto di giorgio de luca

È infatti corretto “leggere” le invarianti non solo nelle architettura da copertina ma anche e più semplicemente in quell'immenso patrimonio edilizio ed architettonico presente in ogni città e paese, ripeto, edilizio e architettonico, cioè nell'edilizia residenziale, immobiliare, industriale e commerciale. Intendo tutto quell'edificato che quotidianamente abbiamo davanti ai nostri occhi e che possiamo osservare pur non essendo passato sulle riviste patinate, perché non di particolare pregio o rilevanza architettonica.

La progettazione di tale patrimonio non è certo immune dalle invarianti.

Ogni edificio ed i relativi dettagli e soluzioni sono frutto di una progettazione, la quale può essere accurata o limitata, se non persino assente, ma che si troverà ad affrontare delle invarianti progettuali.

A seguito di un’accurata progettazione sarà più facile individuare e ritrovare nell'edificato, elementi risultati da una ricerca estetica, formale e funzionale.

Merano 2009 - foto di giorgio de luca

Montebelluna (TV) 2014 - foto di giorgio de luca

Altre volte la progettazione del dettaglio o dei particolari risulta invece scarsa o addirittura assente. Il risultato non cambia, sarà comunque presente una soluzione e non necessariamente brutta o sbagliata. Molte volte infatti (anche se non sempre) la scarsa concentrazione su questi elementi progettuali deriva da meccanismi e processi mentali nonché da una profonda conoscenza tecnica e costruttiva già consolidate nel tempo grazie all'esperienza professionale.

Ognuno dei casi sopra descritti rappresenta un diverso approccio progettuale il cui risultato sarà sempre e comunque una soluzione, la quale è il centro della nostra attenzione.

È utile ricordare e precisare che questo lavoro, questo studio, questi approfondimenti non hanno come fine quello di stilare una classifica delle soluzioni migliori sul tema delle invarianti, anche perché bisognerebbe stabilire dei parametri, dei metri di misura, bensì di aprire la visuale su quante più alternative possibili quali soluzioni ad un determinato tema che rappresenta '’invariante stessa.

  

  
 Scorci e angoli di New York 2010 - foto di biagio paradiso
  
È ad ogni modo importante sottolineare come un corretto approccio progettuale durante la pratica della professione possa portare con maggiore facilità a soluzioni di una certa ricercatezza costruttiva e formale, trasformando un semplice edificio in un oggetto architettonico.

 

 
Scorci e angoli di New York 2010 - foto di biagio paradiso


L'aspetto principale di questo percorso, e che ci occuperà ancora in futuro, resta la comprensione di come vengono affrontati e risolti i meccanismi progettuali che si ripresentano costantemente e fin qui chiamati invarianti.

giovedì 4 settembre 2014

Il tuo scrivere * dedica a Franz Falanga

Queste poche righe sono dedicate all'amico e architetto Franz Falanga
dopo il suo ultimo viaggio in Mexico...


Il tuo scrivere
è la tua pacifica lotta
è il tuo riscatto con il passato
è il tuo sentirti vivo ora (specie dopo il tuo ultimo viaggio in mexico)
è il tuo lasciare una traccia, un segno per quando non ci sarai
è la paura del tempo che passa e dell’età che avanza
è il tuo pensiero controcorrente, a volte pure rompicoglioni, ma indelebile
è il racconto della tua esistenza e di te
.
03settembre2014
gdl

martedì 2 settembre 2014

Sognare e poi agire. L'incontro con Giampaolo Allocco fondatore di DELINEODESIGN

Se mi venisse chiesto di pensare a delle persone popolari del mio paese, oltre ad alcuni personaggi storici, ce n’è una a cui penso immediatamente: Giampaolo Allocco, giovane designer di successo, fondatore di Delineodesign.
Il suo lavoro, meticoloso e attento a ogni particolare dalla forma ai materiali, spazia in vari campi, dallo sport system alle installazioni, dall'arredo all'illuminazione. Il suo studio Delineodesign, continua a raggiungere sempre nuovi e ambiziosi traguardi, premiati a livello nazionale ed internazionale. 
Grazie alla personale amicizia con Giampaolo ho avuto la possibilità di passare un po' di tempo a chiacchierare sul suo percorso e sul suo lavoro.


gdl Giampaolo, quale e quando è stato l’inizio di questa straordinaria avventura nel mondo del design?
GPA*DD Probabilmente non ho una data riconducibile a un vero inizio. Tutto è accaduto in modo molto naturale. Dopo gli studi ho immediatamente iniziato a lavorare nelle aziende produttrici di scarponi da sci e con il tempo ho maturato un grande senso di appartenenza verso l’industria. Poi, questo lavoro pian pianino si è impadronito della mia vita e mi accompagna ancor’oggi come un fedele compagno. Ad ogni modo, sono convinto che ognuno di noi abbia un destino, a volte lo capisci subito mentre qualche altra volta è necessario vivere alcune esperienze che ti aiutano a unire i puntini e cogliere il messaggio. Nelle sconfitte per esempio, ho sempre trovato molte risposte, forse le più indicative. Oggi, con ancora qualche momento d’incredulità, mi sento fortunato per ciò che sto vivendo e poiché “io ed il design” sembriamo fatti l’uno per l’altro, non ho altra scelta. ;-)

gdl Dopo i primi passi come è proseguito il tuo percorso?
GPA*DD Dopo cinque anni di lavoro “nelle fabbriche degli scarponi da sci” mi sono accorto che la mia progettualità era limitata. Ho avuto una sorte di crisi mistico-culturale, lunga quasi 6 mesi e che mi ha spinto ad un cambio radicale nella mia vita. Mi sono rimesso a studiare da zero ed è in questo passaggio che ho incontrato l'industrial design. Dopo il Master alla Scuola Italiana design di Padova sono diventato responsabile prodotto di un grande studio Italiano (dove sono nate grandi corporate come Benetton, Aprilia, Gas…) e qualche anno dopo, intorno al 2000 ho aperto Delineodesign. Ora, non vorrei farla sembrare troppo semplice, ma in mezzo a questi passaggi ci sono state scelte da fare, dubbi da risolvere e molto probabilmente una folle incoscienza che solo quando si è attraversati da un sentimento d’amore per qualcosa o qualcuno ti aiuta a trovare il coraggio per affrontarla. La risposta comunque è sempre li, vicino al cuore.

Korebo è la bicicletta da thriatlon in fibra di carbonio 
progettata per Carraro Cicli Spa

gdl Ora sei un designer affermato e premiato ma conoscendoti non è proprio possibile immaginarti fermo e tranquillo. Il tuo sguardo ora, dove mira? 
GPA*DD Spesso mi soffermo sul fatto che da mio padre ho ereditato un’Italia che funzionava, mentre io che Italia lascio ai miei figli? Come tutti sono angosciato per il momento che stiamo attraversando. Quindi voglio reagire e pensare qualcosa per il prossimo. Il design –come molte forme altre d’arte- è legato spesso al successo e questo lo rende anche pericoloso. Chiede grandi dosi di equilibrio, enormi sacrifici ed è certamente riconducibile ad una vera e propria missione che una volta intrapresa coinvolge in modo totalizzante la tua vita e quella di chi ti è vicino. Per questo motivo, sto pensando a cosa farò da “grande”, forse ad una specie di via di fuga qualora gli equilibri dovessero cambiare. Mi piacerebbe certamente utilizzare il design sotto altre forme, magari in qualche progetto dove il mio ruolo cambia e possibilmente sia rivolto a quei giovani che hanno un sogno. Sono convinto che potrebbe farmi vedere la vita da un'altra prospettiva e completarmi decisamente. 

gdl Ci piacerebbe sapere cosa è per te il design. Quale è lo spirito che caratterizza il tuo lavoro?
GPA*DD Il futuro che abbiamo di fronte dipende dalle nostre scelte. Un designer deve assumersi questa responsabilità quando progetta. Io cerco di mantenere le distanze dalle opportunità stilistiche, cerco di essere un autore di prodotti che vivono il proprio tempo ma sempre proiettati nel domani.
Per fare questo tengo sempre un piede ben saldo nella razionalità. Non mi piace essere considerato un artista o un semplice creativo: questa affermazione minimizza il ruolo che invece mi viene attribuito quando vengo chiamato a progettare un prodotto che successivamente condizionerà il futuro delle aziende per cui lavoro. Il design di oggi non è poi così diverso da quello dei grandi Maestri di un tempo: è un’attitudine a fare le cose meglio.


La luce gioca tra i pieni e vuoti della lampada Grown 
disegnata per ZAVA LUCE

gdl Come affronti il lavoro di designer? Come nascono e come si evolvono i tuoi progetti?
GPA*DD Negli anni ho sviluppato un atteggiamento progettuale che corrisponde all’affinamento di un metodo di lavoro preciso nei concetti di base, variabile nei singoli casi. Chi si rivolge al mio studio sa che può trovare una sponda progettuale forte con la quale sviluppare un percorso creativo a 360 gradi e orientato alle esigenze del mercato o del consumatore finale e con particolare attenzione ai requisiti dell’innovazione. In tutto questo non dimentichiamo il capitale umano a disposizione nelle industrie: qui dentro si trovano manager che sono autentici professionisti, tecnici preparati, stampisti, responsabili del marketing, atleti e numerosi artigiani: sono un know how vivente con cui confrontarsi. Il design è un dialogo fatto di saperi condivisi e anche di visioni costruite insieme senza perdere di vista l’obiettivo primario. In questa situazione il designer diventa di una specie di direttore d’orchestra che deve saper coordinare tutti lungo l’intero processo.

gdl Quale è il tuo rapporto con i materiali?
GPA*DD È un rapporto tendenzialmente distaccato. I materiali sono dei mezzi per raggiungere uno scopo. Mi sento più attratto dalle storie più che dalla materia in se per se. Se attraverso un materiale riesco a raccontare una fiaba progettuale, allora m’innamoro. 



Lavabo Kube in Apocem (cemento) disegnato per KUBI.CO

gdl Il tuo studio è a Montebelluna, vicino ai tuoi luoghi d’origine e a quelli dove sei cresciuto professionalmente. Da cosa deriva la scelta di rimanere radicato al tuo territorio?
GPA*DD Ricordo una tesi di laurea cui assistetti diversi anni fa in cui si cercava di capire e di dare una definizione di distretto sportivo (qui è chiamato SPORT SYSTEM DISTRICT) attraverso l’analisi del caso NIKE che aveva da poco acquisito una grande azienda locale per poter avere il “Made in Montebelluna”.
Alla fine è emerso che la complicità popolare del saper fare, negli anni aveva portato quest’area geografica ad acquisire alcuni automatismi ancor’oggi ben radicati nel nostro DNA. Ho avuto la fortuna di vivere questi meravigliosi anni in prima linea ed oggi rispetto quei valori che contraddistinguono l’operosità delle nostre maestranze. Mi riferisco a quel “dover arrivare” con sacrificio al risultato. Nel mio studio sono passate delegazioni del Marocco, della Finlandia, dell’Olanda. Nelle nostre terre sono arrivati da Washington e dalla Silicon Valley per capire cosa succede nel Nord-Est. La risposta che trovano è sempre nell’abilità di questi imprenditori che non si arrendono mai. Che risolvono le questioni con tempi “sportivi” in modo “pragmatico”. Come potrei allontanarmi da tutto questo? Ecco perché ho deciso di aprire Delineodesign proprio qui!

Freska, la borraccia termica in alluminio 
con un’elevata capacità termica disegnata per ELITE


gdl Ricordo quando mi hai parlato dello studio di Delineodesign. Un intervento di recupero e restauro dove si sono svolte anche delle sperimentazioni di materiali. Che valore ha questo luogo per te? E’ semplicemente un edificio, un contenitore o altro?
GPA*DD È stato progettato da Roberto Nicoletti. Desideravo che quest’architettura fosse un esempio simbolico del nostro tempo, capace di esprimere quel sottile legame che ci unisce alla memoria storica di cui siamo eredi ed il futuro, l’avanguardia, quel magnifico salto nel buio che rende folli e coraggiosi coloro che realizzano qualcosa che ancora non esiste. Hai detto bene è un contenitore, di tante cose: in questo luogo desidero che si possano vivere esperienze contagiose in ambito creativo ed intellettuale. Spero riesca a trasmettere un forte entusiasmo a quanti lo visiteranno, per comprendere ciò che hanno dentro e raggiungere i propri sogni. Per quel che mi riguarda Nicoletti è riuscito a cogliere perfettamente il mio pensiero e a rappresentarlo in maniera impeccabile, gli sono grato e sono molto orgoglioso di questo progetto.



gdl In un periodo storico ed economico così difficile e complesso come quello che stiamo attraversando, cosa potresti consigliare a chi si avvicina alla professione del design, o più in generale ad una professione creativa? 
GPA*DD Di sognare e poi di agire. È sempre una questione di scelte. Operare nel design non significa per forza di cose fare il progettista, vale anche per l’arte. Viviamo in un sistema complesso ma aperto a molte variabili. Credo che guardarsi dentro e capire ciò che siamo sia la miglior cosa da fare prima di intraprendere un percorso.

La lampada da tavolo Libra
disegnata per ZAVA LUCE

gdl Grazie Giampaolo!

mercoledì 20 agosto 2014

Cavalli di Carta al galoppo

Ve lo avevamo annunciato qualche giorno fa... 

L'opera fotografica dell'architetto Franz Falanga in tutto il suo splendore è pronta a viaggiare per l'Italia!



10000

10000
grazie
thanks
merçi


dei sorrisi
delle visite
delle bocche storte
dei consigli
delle critiche

....
gdl

sabato 16 agosto 2014

MAI-BUK diario disegnato

MAI-BUK
è una forma di diario disegnato giorno per giorno...















quaderno 10x15 - tecnica mista
2007-2013

venerdì 15 agosto 2014

Ferragosto2014

Quest’anno Ferragosto d’ottobre…

15agosto2014
gdl


Toscana . agosto 2011 - foto di giorgio de luca

giovedì 14 agosto 2014

riparte l'opera fotografica di Franz Falanga

Riparte da Cavaso del Tomba (TV) l'opera fotografica dell'amico e architetto Franz Falanga.


Le prime foto ad essere esposte compongono una piccola mostra dal titolo UN PAESAGGIO TEATRALE ITALIANO DEGLI ANNI ‘70 (link).
Poetici scatti in bianco e nero hanno immortalato il dietro le quinte dei più grandi teatri e attori teatrali del secolo scorso.
Un itinerario tra memoria e bellezza che speriamo possa presto viaggiare...
Stay tuned...

Nel 2014 Franz Falanga, insieme a un piccolo gruppetto di amici autodefinitisi I Cavalli di Carta hanno pensato che questo patrimonio di immagini non dovesse rimanere nascosto..
Felice di essere uno de I Cavalli di Carta

Alcune foto della mostra in anteprima
...




domenica 10 agosto 2014

ritratto dell'architetto Georg Wolfgang Reinberg

L'architetto viennese Georg Wolfgang Reinberg rappresenta da tempo un riferimento costante ed essenziale per la divulgazione in Italia di un diverso modo di concepire il progetto di architettura.
Il suo ampio curriculum di opere, in grandissima parte realizzate, costituisce una specie di "catalogo fisico" di ciò che oggi si può fare per riavvicinare la pratica del progettare e del costruire alle sue radici ambientali e sociali. Un catalogo di una chiarezza esemplare, dove le sperimentazioni condotte da Reinberg appaiono facilmente leggibili e permettono di comprendere la metodologia che le sostiene.
Nel linguaggio architettonico elaborato da Reinberg in molti anni di intenso lavoro è assente qualsiasi accentuazione di facili "look" formali e tecnici.
Lontano dall'esibizionismo tecnologico quanto dalle concessioni di molta architettura "ecologica", Reinberg ha distillato un linguaggio compiutamente moderno, profondamente radicato nel contesto culturale, sociale ed ambientale in cui opera, che è in prevalenza la città di Vienna e il territorio circostante.


Quello di Reinberg è dunque un percorso progettuale di valore esemplare, dove si ritrova una varietà di temi e soluzioni difficilmente reperibile nell'opera di altri progettisti, che pure nella stessa Austria hanno raggiunto risultati di grandissimo livello.
Una storia particolare quella di Reinberg che lo avvicina agli altri maestri dell'architettura sostenibile, come Joachim Eble o Peter Hubner, progettisti che hanno orientato il loro lavoro in base ad una precisa consapevolezza del ruolo che nella società attuale l'architetto può e deve assumere.
Reinberg ribadisce sempre come la direzione verso cui ha diretto la propria ricerca progettuale tragga sostanza da un impegno politico fortemente connotato e riconducibile alla stagione dei grandi movimenti verdi centro europei, ecologisti ed anti nuclearisti in particolare.
E questo spiega molto: spiega perché il concetto di sostenibilità che le opere di Reinberg traducono in realtà fisica ne rispecchi la più autentica formulazione, secondo cui non vi può essere sostenibilità ambientale che non sia sostenibilità sociale. Spiega anche la prevalenza dell'abitare sociale nel curriculum progettuale di Reinberg, sin dall'inizio della sua carriera, nel 1980.
Per ciò che attiene più strettamente alle sue architetture, va ricordata la risposta che spesso Reinberg si è trovato a dover dare a chi, durante le numerose conferenze svolte in Italia, gli chiedeva se intravedesse delle prospettive per lo sviluppo di un'architettura "come la sua" anche nel nostro paese. La risposta è sempre stata: "spero di no".
E ciò ci riporta al più preciso significato di architettura bioecologica, che per essere tale non può essere riproducibile ovunque. La concezione energetica, la scelta delle tecnologie e dei materiali sono perfettamente calibrate, e quindi "sostenibili", per la realtà in cui Reinberg opera, le cui caratteristiche ambientali, ma anche culturali e socio economiche, hanno relativamente pochi punti di contatto con la nostra realtà. Paradossalmente, se si riproducesse in Italia un edificio di Reinberg difficilmente potremmo avere un ecobilancio positivo. Il mix di materiali, le tecnologie costruttive, l'uso di dispositivi come la serra, che a molti sembrano quasi "inevitabili" in un'architettura che voglia essere in qualche modo "bio", andrebbero totalmente riconsiderati. Reinberg lo farebbe e sarebbe davvero curioso poter vedere una sua opera in un contesto diverso da quello a lui così familiare.
E' in questo continuo processo di sperimentazione e apprendimento, di messa in discussione di ciò che si è acquisito, che risiede forse l'insegnamento più fertile che ci trasmettono le sue opere.

www.reinberg.net