Poco
meno di un anno fa ho avuto il piacere di conoscere l'architetto Franz Falanga durante la presentazione del suo libro “Le
invarianti nella tomba Brion di Carlo Scarpa” (Aurelia Edizioni).
Tomba Brion - S. Vito di Altivole (TV) 2006 - foto di giorgio de luca
Questo
fortunato incontro è poi sfociato in una amicizia basata sulla condivisione ed
il confronto con Franz delle diverse tematiche dell'architettura, del design e
della creatività in genere. È grazie a questo confronto che Franz è riuscito a
far nascere in me l'attenzione verso il tema delle invarianti in architettura, invitandomi ad approfondire il tema
attraverso lo studio e la ricerca.
La
mia formazione e professione tecnica mi hanno portato ad elaborare alcune
riflessioni, riflessioni che ai più potranno sembrare semplicistiche e banali
ma che sono, a mio modesto parere, indispensabili per poter iniziare ad
avvicinarsi al tema delle invarianti.
La
prima riflessione è quasi una premessa, un elemento essenziale che chi si
avvicina al tema delle invarianti in architettura deve necessariamente avere, a
mio modesto parere, una grande conoscenza e sensibilità tecnica, progettuale e
compositiva, così da poter leggere e analizzare le diverse invarianti presenti
nelle differenti opere architettoniche.
Il
termine invariante è poco utilizzato persino dai tecnici e pertanto considerato
aulico e “distante”, a volte obsoleto. Negli ultimi anni grazie
all'introduzione di nuove norme di governo del territorio tale termine è comparso
in particolar modo all'interno degli strumenti urbanistici e dei relativi
elaborati tornando ad essere usato dai tecnici. Da precisare che il termine
così come viene utilizzato nelle moderne normative urbanistiche, non fa certo
riferimento alle invarianti così come intese da noi, ma si riferisce alle zone
o aree da riproporre in maniera inalterata rispetto alle previsioni
urbanistiche dei precedenti strumenti normativi. Il termine si trova molto
facilmente in un particolare elaborato dei nuovi strumenti di governo del
territorio, quali PAT Piano di Assetto del Territorio o PATI Piano di Assetto
del Territorio Intercomunale, quale è la tavola delle invarianti. In tali
elaborati le invarianti rappresentano solitamente i beni comuni irrinunciabili,
la cui persistenza nel tempo e il cui sviluppo va tutelato con regole
specifiche.
È importante ricordare che le invarianti descritte pocanzi non hanno nulla a che
fare con le invarianti oggetto della nostra ricerca e del nostro
approfondimento. L'unico fattore che le lega è il mero utilizzo del termine, ma
era opportuno questo excursus per conoscere l’utilizzo del termine invariante
nel linguaggio tecnico corrente.
Proprio
questo scarso utilizzo del termine nel linguaggio tecnico e ancora più comune,
potrebbe far pensare che le invarianti siano destinate ai soli addetti ai
lavori, elementi da ricercare esclusivamente nelle architetture da copertina,
architetture progettate da archi star o da architetti rinomati, o ancora nelle
architetture monumentali e storiche.
A mio modestissimo
giudizio, questo è quanto di più sbagliato si possa pensare.
È
giusto arrivati a questo punto definire le invarianti così come noi le
intendiamo: scelte da affrontare in fase progettuale che si concentrano su
alcuni temi e particolari e che ricorrono ciclicamente nel lavoro di
progettazione.
Fino
ad oggi sono state definite dall'architetto Franz Falanga una serie di invarianti, dodici per la precisione,
che si incontrano e si ripetono costantemente affrontando una qualsiasi
progettazione di un edificio. Questa lista di invarianti non deve essere
considerata assolutamente completa ed esaustiva. Potremmo in futuro riflettere
su altri aspetti dell’attività progettuale scoprendo nuove dinamiche e scelte
che si ripetono costantemente nelle diverse fasi del progetto.
È
facile comprendere pertanto come per un numero finito di invarianti, sia
possibile ritrovare nei progetti e negli edifici un numero infinito di soluzioni.
Proprio
perché le invarianti sono scelte da affrontare in fase progettuale sarà
possibile trovare in qualsiasi tipo di edilizia, soluzioni progettuali innovative o fuori dagli schemi, che possono
esserci di aiuto nell'approfondire e conoscere il tema delle invarianti.
Como 2011 - foto di giorgio de luca
È infatti corretto “leggere” le invarianti non solo nelle architettura da copertina ma anche e più semplicemente in quell'immenso patrimonio edilizio ed architettonico presente in ogni città e paese, ripeto, edilizio e architettonico, cioè nell'edilizia residenziale, immobiliare, industriale e commerciale. Intendo tutto quell'edificato che quotidianamente abbiamo davanti ai nostri occhi e che possiamo osservare pur non essendo passato sulle riviste patinate, perché non di particolare pregio o rilevanza architettonica.
La
progettazione di tale patrimonio non è certo immune dalle invarianti.
Ogni
edificio ed i relativi dettagli e soluzioni
sono frutto di una progettazione, la quale può essere accurata o limitata, se
non persino assente, ma che si troverà ad affrontare delle invarianti
progettuali.
A
seguito di un’accurata progettazione sarà più facile individuare e ritrovare
nell'edificato, elementi risultati da una ricerca estetica, formale e
funzionale.
Merano 2009 - foto di giorgio de luca
Montebelluna (TV) 2014 - foto di giorgio de luca
Altre
volte la progettazione del dettaglio o dei particolari risulta invece scarsa o
addirittura assente. Il risultato non cambia, sarà comunque presente una soluzione e non necessariamente brutta
o sbagliata. Molte volte infatti (anche se non sempre) la scarsa concentrazione
su questi elementi progettuali deriva da meccanismi e processi mentali nonché
da una profonda conoscenza tecnica e costruttiva già consolidate nel tempo
grazie all'esperienza professionale.
Ognuno
dei casi sopra descritti rappresenta un diverso approccio progettuale il cui
risultato sarà sempre e comunque una soluzione,
la quale è il centro della nostra attenzione.
È
utile ricordare e precisare che questo lavoro, questo studio, questi
approfondimenti non hanno come fine quello di stilare una classifica delle soluzioni migliori sul tema delle invarianti,
anche perché bisognerebbe stabilire dei parametri, dei metri di misura, bensì
di aprire la visuale su quante più alternative possibili quali soluzioni ad un determinato tema che
rappresenta '’invariante stessa.
Scorci e angoli di New York 2010 - foto di biagio paradiso
È
ad ogni modo importante sottolineare come un corretto approccio progettuale durante
la pratica della professione possa portare con maggiore facilità a soluzioni di una certa ricercatezza
costruttiva e formale, trasformando un semplice edificio in un oggetto
architettonico.
Scorci e angoli di New York 2010 - foto di biagio paradiso
L'aspetto
principale di questo percorso, e che ci occuperà ancora in futuro, resta la
comprensione di come vengono affrontati e risolti i meccanismi progettuali che
si ripresentano costantemente e fin qui chiamati invarianti.
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